FUFANU "Sports"
(2017 )
Ok, forse non lo eleggeremo best album del 2017, ma a conti fatti potrebbe non arrivarci molto lontano. Secondo lavoro sulla lunga distanza per i Fufanu, band finlandese che con questo “Sports” sembra proprio aver trovato un’identità. La copertina porta già qualche sorriso (un po’ come il nome del complesso, concedetemelo): uno sportivo molto magro si accinge a tirare con il giavellotto in mezzo ad un deserto ed ampio prato verde e poi, sul retro, lo stesso atleta si posiziona sulla più alta postazione del podio (ma è l’unico concorrente in gara!!!). Poi parte play sullo stereo e impariamo a conoscere i Fufanu, band che ha trovato un’alchimia, vicina alla perfezione, tra l’elettronica e gli strumenti tipici del vecchio rock. Tre ragazzi dalla glaciale Islanda che riescono a partorire davvero tanti suoni, partendo dalla title track che, in apertura, finisce per rappresentare il manifesto del lavoro. Semplici tocchi di programmazione anticipano in maniera suadente prima l’ingresso di chitarre dal suono tipicamente wave e poi una batteria, capace di tenere il tempo senza cadere nella tentazione di debordare ad ogni costo (molto wave appunto): finite le presentazioni degli strumenti, la voce di Kaktus Einarsson, pulita ma senza rappresentare nulla di straordinario, pare arrivare da un po’ lontano, attraverso leggeri echi sonori che ci riportano a decenni passati. “Gone for more” alza il tiro della ballabilità fino all’ingresso sul finale della chitarra elettrica, ed allora ci pare di ascoltare un bel classico targato New Order. “Tokyo” non sarà mai “Kyoto song”, ma ci piace nell’essere più introspettiva di altre ed avere riff di chitarra tanto convincenti. “White pebbles” e “Bad rockets” emozionano nella loro natura monocorde; “Just me” e la leggerezza di “Your fool” ammiccano un po’ di più al pop, risultando di presa immediata; con “Liability” abbiamo dancefloor music; “Syncing in” pare una delle più deboli se non fosse per quel finale in crescendo in cui i sintetizzatori dominano la scena. Ecco dunque un album non di fenomeni. Ma un album che difficilmente sarà abbandonato per sempre sugli scaffali… come quelli di certi fenomeni, in pratica. (Gianmario Mattacheo)