recensioni dischi
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VIRTUAL TIME  "Long distance"
   (2017 )

I Led Zeppelin arrivano a Bassano del Grappa (VI) e si reincarnano nei componenti dei Virtual Time. La voce è paurosamente somigliante a quella di Robert Plant, e tutta la band si avvicina molto a quella cifra stilistica hard rock con una simile componente brit blues. Tale intenzione pervade l'intero energico album "Long distance", uscito il 12 marzo 2017. In "Free from my chains" la chitarra accenna un po' al sound dei Muse, ma l'atmosfera invece resta quella di "Whole lotta love", mentre "Blow away" è un southern rock eseguito con una chitarra dallo spirito hendrixiano. La voce di Filippo Lorenzo Mocellini è potente e raggiunge spesso e volentieri dei poderosi acuti, e spicca soprattutto in "Red Cross", pezzo che ospita anche un'armonica a bocca. "(Valhalla) Slave's Wisdom" è una canzone che emerge dall'emulazione dello storico quartetto inglese, pur rimanendo nel sound anni '70 e nonostante il riff all'inizio richiami lontanamente "Peace Frog" dei Doors. In questo brano spicca qualcosa di personale e molto interessante, un potenziale da approfondire. Il riff trascinante di "I feel sad" fa scatenare nonostante il testo ripeta la propria tristezza, fino a pronunciare "and for the my first time, I'm crying". Il pezzo di chiusura è una ballata semiacustica, si chiama "Man on the moon" ma non ha nulla a che vedere con la canzone omonima dei R.E.M. Si tratta di un lento crescendo emotivo, affondato nel blues che porta ad un assolo di chitarra molto espressivo. "Man on the moon, tell me about the sun, man on the moon you're only my salvation": e su queste parole il disco "Long distance" si chiude, riavvicinando le nostre orecchie ai tempi della nascita dell'hard rock, che da qui sembrano guardarci da una lunga distanza. Inoltre la qualità di incisione si è innalzata rispetto all'Ep precedente, che comunque già faceva sentire le capacità della band di creare un rock vigoroso e coinvolgente. (Gilberto Ongaro)