recensioni dischi
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SPLEENERS  "A storm from a butterfly"
   (2017 )

Da Milano arrivano al loro disco di esordio, frutto di un autoproduzione e di una lunga gestazione in studio, gli Spleeners. “A Storm From A Butterfly” riflette delle influenze del background variegato della line up ed è per questo un lavoro energico ma con sonorità variabili. Vincenzo Firrera alla chitarra e voce, Tommaso Angelini alla chitarra e basso in studio, Stefano Caniati alla batteria e ai cori ed Alessandro Caniati al basso nelle esibizioni live sfornano un album che, come un pendolo, oscilla dal brit-pop al rock passando per il punk. Otto tracce che riflettono un affiatamento di gruppo molto solido, già a partire dalla title e opening track. Si mette in musica in inglese il dramma esistenziale, un amore finito, la sfiducia nella vita e negli altri e la solitudine, ma con sonorità che invitano a vivere al meglio, che danno carica e invitano a rialzarsi e gioire. Si prosegue con “Second Circle”, dal ritmo incalzante e ben cadenzato tra batteria e basso, mentre la chitarra accompagna, senza prevalere se non nelle parti solistiche e nel ritornello (in cui appare nella sua ruvidezza), una vocalità melodiosa ma decisa. I tre minuti di “Freak Show” hanno un retrogusto di rock floydiano nella sezione ritmica della chitarra, mentre il sound nel complesso rimanda addirittura ai Mountain, privi però della grettezza sonora degli anni ’70 e con una ipnotica vocalità. “A Place To Belong” strizza l’occhio ai Red Hot Chili Peppers imitandone lo stile e la verve, mentre “Burn Up The Flag” suona sporca, nevrotica e nervosa ma è in grado di dare una carica travolgente nelle esibizioni live. “Alice + White Rabbit” spezza il ritmo rispetto ai brani precedenti scorrendo dolce, melodiosa e generando un rilassamento alle orecchie dell’ascoltatore, ma si tratta solo di una parentesi perché il ritmo si fa più sostenuto, anche se malinconico, in “Final Season”; ma l’energia ascoltata all’inizio del disco lascia il posto alla stasi e ad una maggiore coralità in “Think Tank”. Questo è il brano a chiusura di un lavoro ottimo seppur non innovativo stilisticamente. Un disco ben suonato, segno di una collaudata sintonia della line up, e che non lascia spazio alla noia o alla pesantezza. Se queste sono le premesse dell’esordio, gli Spleeners si può dire che siano riusciti, citando il titolo del disco, nell’intento di scatenare “un uragano dalle piccole ali di una farfalla”. Bravi! (Angelo Torre)