recensioni dischi
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NUMA ECHOS  "Shady world"
   (2017 )

Ci sono parecchie ragioni per le quali potreste già aver sentito parlare della rock woman Numa Echos. Non solo in qualità di cantante - tastierista (qui al debutto con il duro ma accattivante album "Shady world"), ma anche in veste di poeta, fotografa, pittrice, indossatrice, fotomodella e... ciclista. Dove costei trovi il tempo di dormire, è decisamente un interrogativo sensato. Ma non pensate neanche per un attimo che la musica sia, appunto, solo uno dei suoi tanti "passatempi": questa fa sul serio, eccome. L'ascolto del disco in questione non lascia spazio a dubbi: qui c'è carisma, carica, adrenalina, persino classe, anche se qualcuno a questo punto penserà che il sottoscritto sia semplicemente innamorato di lei (e ragioni ce ne sarebbero, vedere foto del booklet per credere...). Invece non è così: c'è solo stupore ed ammirazione, per un personaggio davanti al quale non si può legittimamente che pensare "ma dove cavolo è stata finora?". Persa in altre faccende, l'abbiamo detto. E' stato decisamente un peccato, e speriamo che d'ora in poi la musica divenga l'unica occupazione, a tempo più che pieno, per Numa. Che ha cresciuto e coccolato questo disco per anni, prima di darlo alle stampe: pensate che i primi vagiti di lavoro su queste 10 tracce risalgono addirittura al 2011, quando cioè ''Immaterial Needs'' (ora trave portante dell'album) si fece notare venendo selezionata dal sito www.wiple.com come l’inedito più interessante tra più di 15.000 proposte, finendo quindi per diventare colonna sonora del sito web di Banca Intesa. Da allora tanto lavoro, tanto rock industrial-elettronico (Toyah Willcox e la prima Lene Lovich sono i primi paralleli che vengono alla mente), e questo primo figlio che mostra quanto talento possegga cotanta mamma. Va là, ammettiamolo: in fondo un po' innamorato lo sono, proprio così... (Salvatore La Mazzonia)