recensioni dischi
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1982  "Chromola"
   (2017 )

Cercando informazioni in rete sul trio norvegese chiamato "1982", si trovano soprattutto dati provenienti da siti che trattano di jazz. Ed in effetti le performance di Nils Økland, Sigbjørn Apeland e Øyvind Skarbø sono tutte basate sull'improvvisazione simultanea dei loro strumenti; tuttavia i riferimenti musicali sono da ricercare più nella musica eurocolta novecentesca. L'album "Chromola" celebra il decennio di attività della formazione, e presenta i caratteristici titoli che corrispondono alla durata dei pezzi: "06:19", "06:37" eccetera. Il progetto è guidato dal batterista Skarbø, che ha scelto come titolo del disco il suo anno di nascita; gli altri due componenti sono rispettivamente del '61 e del '66. Økland suona un particolare violino tradizionale della Norvegia, che si chiama Hardanger Fiddle, mentre Apeland è un organista; lo strumento che normalmente utilizza nel trio è l'harmonium, ma in questo caso nell'album "Chromola" esso compare solo nella settima ed ultima traccia, mentre nelle altre ha scelto l'organo a canne. Nonostante la scelta di questo strumento, solitamente legato alla liturgia religiosa, qui l'atmosfera che crea sfiora il prog minimalista. Il violinista improvvisa su scale orientali e talvolta vira sul blues, specie quando l'organista gli prepara delle armonie di settima e nona ("04:03"); ma il fiddle a volte esplora le proprie possibilità rumorose alternate anche a dei pizzicato bartokiani, come su "04:45", dove l'organista si scatena, creando dei cluster brevissimi che sembrano la trasmissione di input nei circuiti, e verso la fine ottiene pure dei glissati. La sua attitudine ricorda quella richiesta per eseguire "Volumina" di Ligeti, una composizione per organo appunto basata su cluster in cui bisogna essere in tre persone (uno seduto a suonare con entrambe le mani, e due a tirare i registri). Anche il batterista sperimenta: a volte la sua firma jazz è più riconoscibile come in "07:56", ma in "07:00" le percussioni che usa ricordano attrezzi di lavoro, e la sua condotta, anziché essere ritmica, si avvicina a esempi di teatro musicale, come "Experimentum Mundi" di Giorgio Battistelli; in "04:09" sembra addirittura ottenere un fruscio con dei fogli di carta. Come descrivere questa musica? Si può solo ascoltare, e apprezzare l'estrema originalità del progetto, dove i tre membri creano un'unità riconoscibile e sorprendente. (Gilberto Ongaro)