DIEGO ESPOSITO "E' più comodo se dormi da me"
(2017 )
Dietro alla freschezza di lavori genuini e spontanei, come si evince dall’esordio di Diego Esposito, c’è senz’altro la voglia di abbassare i volumi caotici e prepotenti che offre l’epoca attuale. Non c’è bisogno di urlare concettualità per impressionare o farsi semplicemente capire ma occorre un rispettoso dogma educativo per arrivare al cuore della gente, anche attraverso la musica sottovoce. Sono solo canzonette? Sì, e allora? Ben vengano proposte come “E’ più comodo se dormi da me”, in cui la suggestiva minimalità cantautorale banalizza l’arroganza con carezze uditive e la rende pacchiana e anacronistica. Largo spazio, quindi, alla dolcezza degli arpeggi e alla batteria essenziale come “In una stanza” e “Quando le parole vanno da sé”, un titolo esplicativo che, tutto sommato, riassume la gestazione dell’album che si è auto-partorito, in totale spontaneità. Di questo se n’è accorto il noto ZIbba, che ha dato un ricco apporto al progetto ed ha valorizzato l’ensamble dell’opera. Per Diego Esposito la strada è parzialmente aperta col singolo “Come fosse primavera”, che gli ha consentito di entrare nel G8 dei finalisti dall’area Sanremo: l’apertura, stavolta, è delegata al pianoforte, ma l’inseparabile chitarra è lì che l’aspetta per proseguire l’elegante trama intrapresa. E’ evidente che, nel mare di delicatezza della track-list si corra un po’ il rischio che qualcosa appaia simile, ed è quello che si riscontra in “Una canzone”, in quanto non riesce a ritagliarsi un discorso a parte per mancanza d’identità specifica. L’artista, però, è abile anche negli episodi briosi come “Vecchio eliporto” e “Fisica quantistica”, in cui indossa l’abito del simpatico ciarliero, diviso a metà tra il sarcasmo di Capossela e la simpatia di Silvestri.
Un disco che è frutto di masse di Km. contemplativi e di studi approfonditi di chitarra, piano e vocalità, e che fan tornare bene i conti col gusto. E che il giovane cantautore prediliga molto più gli arpeggi della sei corde, lo mette in luce anche nella congedante “Chi festeggia”, quasi una chiosa per precisare quanto sia banale fare bilanci chi ha avuto di più o di meno nelle esperienze, piuttosto che dare importanza solo a ciò che vale veramente. “E’ più comodo se dormi da me” può essere visto come un fitto campionario di insorgenze introspettive, che Diego ha saputo disegnare a pennello e palesato con disarmante semplicità.
(Max Casali)