ACID MUFFIN "Bloop"
(2017 )
Il trio alternative rock Acid Muffin dà alle stampe il tanto atteso LP d’esordio dopo un EP graffiante ed esaltante. “Bloop” è pieno di trovate originali e citazioni evidenti ai gruppi che hanno influenzato il sound della band: da un lato il grunge dei Pearl Jam, degli Alice in Chains e dei Nirvana; dall’altro il rock energico di Pixies, Dismeberment Plan, Built to Spill.
L’album inizia con la carica positiva di “Down to You”, dove le chitarre si fondono con esperienza e decisione alla voce roca, cavernosa e aggressiva di Marco Pasqualucci, vero “punto di rottura” del trio, perché accentra su di sé tutta la forza dei brani e la spedisce fuori attraverso un timbro vocale tipicamente à la Eddie Vedder – in particolare quello del fantastico “Ten”, quando i Pearl Jam erano davvero interessanti e ispirati. Le batterie acide e pulsanti di Andrea Latini caratterizzano anche le successive “Never So Near”, “My Confession” e “Overload”, dove a splendere oltre alla voce è il basso di Gabriel Alvarez, vibrante e straniante nelle sue potenti angolature e nei momenti in cui si eleva sugli altri strumenti. In mezzo, “Movie” e “The Last Illusion”, parentesi più melodiche che rendono il disco vincente ed estremamente variopinto.
Anche il post rock è rivisitato e citato nel disco, così come avveniva nell’EP “Nameless”, in modo però più teatrale, maestoso, portentoso. Le sonorità di Mogwai e Don Caballero sono evidenti soprattutto negli arrangiamenti, nelle parti strumentali e nelle outro – in particolar modo nei brani della seconda parte del disco. “Stain” colpisce per il suo massimalismo, la cura dei particolari, il sound così completo e dal largo respiro; “Turning & Suffering” ed “Exotic Song” fanno venir voglia di cantare e ballare, anche grazie a una voce sempre al centro dei giochi e modellata con semplicità ma incisività. La seconda, in particolare, stupisce per la sua dolcezza, la leggerezza unica con la quale si impone all’interno del disco, stravolgendo i ritmi e l’atmosfera generale. Rimane uno dei punti più alti dell’album. “Wicked Woman” e “Mellifluous Desire” rappresentano altri due omaggi ai Pearl Jam: come nel caso del gruppo americano i pezzi sono un alternarsi di momenti calmi a esplosioni frizzanti ed emotive, come al solito modulate da una voce assolutamente protagonista. Il lungo e tranquillo outro del penultimo brano conduce l’ascoltatore nella perla assoluta del disco, la conclusiva “Smoking My Little Soul”, piena di immagine poetiche nel testo e preziosa nell’arrangiamento, che prima culla con piano e archi e poi colpisce nel profondo dell’animo con lo svelarsi di chitarre e batteria.
Gli Acid Muffin confezionano un long-playing di debutto variopinto, curato nei dettagli e travolgente. Non ci sono canzoni deboli: si trovano alcuni brani che sono evidenti omaggi alla tradizione nella quale si inseriscono e brani che invece si distaccano da essa, imponendo un nuovo registro di suoni e di idee. Questo mix convince e rende l’album piacevole dal primo all’ultimo secondo.
(Samuele Conficoni)