SKYLINE "Nowhere here"
(2017 )
I cinque Skyline, da Torino, non sono esattamente di primo pelo: attraverso varie vicissitudini e cambi di line-up, sfiorano oramai i 15 anni di attività, e decidono di mostrare perentoriamente i muscoli con questa seconda prova nomata "Nowhere here", che prosegue, pur con diverse modifiche, il discorso intrapreso 7 anni fa con l'esordio di "The other words". Modifiche, dicevamo: innanzitutto di protagonisti, dal momento che la voce ora è quella (potente ed ispirata) di Edoardo Pacchiotti, e che si può annoverare anche l'entrata dell'esperto tastierista Fabio Gagliardi. In secondo luogo, novità si registrano pure per quanto riguarda la mera proposta: ora si può tranquillamente parlare di pop-rock, ma nel senso più alto e nobile del termine. Non, quindi, una "banalizzazione" musicale quanto, piuttosto, uno sforzo (ottimamente riuscito) di "potabilizzare" ulteriormente la propria fruibilità, senza con questo tradire le sacre tavole del rock, senza avvicinarsi neanche lontanamente a talune proposte (alcune anche di successo) che osano ancora parlare di rock quando, invece, il loro presente è solo una disperata ricerca di consenso, comunque ed a qualsiasi costo. Non sono proprio così, gli Skyline: il quintetto torinese rimane straordinariamente fedele alle proprie radici ed alle proprie scelte musicali, non scende a patti ma riesce, comunque, a divenire ancor più accessibile alle "masse". Non certo le masse che vivono di Maria De Filippi e talent show, quanto quelle che, innanzitutto, vivono di rock, e che inoltre si pongono una notevole aspettativa di qualità in ciò che ascoltano e vogliono ascoltare. Godetevi quindi la rotonda e centrata "The game" (tastiere ispirate introducono una ballad elettrica che può ricordare i migliori 30 Seconds To Mars), la dura ed apocalittica "Way home", oppure la perfetta "Everything is wrong" (gli ultimi Marillion che incontrano per strada i White Lies), e poi chiedetevi che sarebbe di questi ragazzi se fossero nati a Liverpool o a Seattle. Le charts li vedrebbero, probabilmente, parecchio in alto. Non è ancora così, ma l'augurio è che questo capiti, presto. Se lo meritano loro, e in fondo se lo meritano anche le nostre orecchie. (Salvatore La Mazzonia)