PAAL NILSSEN-LOVE & FRODE GJERSTAD "Nearby faraway"
(2017 )
Arriva il free jazz dalla Norvegia, nelle mani di Paal Nilssen-Love alla batteria e di Frode Gjerstad ai sassofoni. Il duo, forse sconosciuto ai più in Italia, vanta una lunga carriera in patria, iniziata nel 1992. L'album "Nearby faraway" è il frutto di anni di affiatamento dal vivo e contiene tutte le esperienze maturate nel settore; la cosa che spicca nelle nove tracce è la notevole capacità di interplay del duo, nonostante esso sia arduo da mantenere dove l'improvvisazione totale è cardine del genere. In "Dreams" il sassofono di Frode svasa, esplorando le possibilità noise dello strumento, mentre la batteria mantiene un ritmo costante quasi sciamanico; in "Close by" il sax gioca con gli armonici e Paal indugia più sui piatti con le spazzole. Da "Flying Circus" in poi il batterista si fa più presente ed entrambi gli strumenti dialogano intensamente. In questo brano, forse è un puro caso, sembra che ci sia una scherzosa citazione al tema di "Evidence" di Thelonius Monk; non è da escludere a priori l'intenzionalità, in quanto il duo non è proprio di primo pelo, sicuramente Gjerstad sa il fatto suo così come Nillsen-Love, che in "Slap and course" o sta modificando la tiratura della pelle mentre suona, oppure sta utilizzando un rototom, perché si sentono le percussioni glissare. Nel frattempo il sassofonista sembra imitare gli effetti dell'elettronica digitale tipo resonance, ovviamente con il suono naturale. Altre particolarità si possono apprezzare in "Mosquito Nest", dove il fiato cerca forse di imitare una zanzara marcando il timbro roco delle note gravi, oppure i glissati di "Blue flame". Sicuramente l'ascoltatore impreparato, prima di affrontare Nillsen-Love e Gjerstad, dovrà dimenticarsi sia i concetti di tonalità che di atonalità, perché il free jazz sta nel campo della pura espressione, dove gli strumenti sembrano più parlare che suonare note. Ma chi è più avvezzo a questi dialoghi, se non conosce già questi esperti musicisti norvegesi, avrà pane per i suoi denti. (Gilberto Ongaro)