VOSTOK "La geometria delle abitudini"
(2017 )
Prendono forma diluite in un’atmosfera irreale le nove tracce che compongono “La geometria delle abitudini”, secondo album dei Vostok, duo formato dalla vocalist Mina Carlucci e dal chitarrista Giuseppe Argentiero. A quattro anni di distanza dal debutto de “Lo spazio dell’assenza”, la coppia firma su etichetta Nonomori un’opera inusuale che inizia incerta, timida, riservata e titubante, muovendosi attendista e prudente sul registro più congeniale alla preziosa vocalità di Mina, salvo virare imprevista nel mezzo del cammino ed andare a parare altrove, inaspettatamente.
Inaugurato dalle morbidezze acustiche de “L’ultima notte” e “Avia”, l’album effettua prove tecniche di modifica allo schema di base ne “Le tue labbra”, ove si affaccia una ritmica che puntella l’armonia esaltandone l’ampiezza, discorso portato a compimento nella seconda parte del lavoro. Si apre con violini strazianti “The downfall”, arricchita dai fiati ed intrisa di una sorta di invisibile, sfuggente sacralità quasi goticheggiante, quella stessa fragile melanconia che permea i dieci minuti strumentali di “Mondrian (parte 1)” e “Mondrian (parte 2)”, trame che crescono su una linea di sax vicina al free prima di impennarsi su un vivace tema incalzante sorretto ancora una volta dagli archi.
E’ il preludio alla conclusiva “Un nuovo giorno”, insolita ballata laid-back gentile e sfumata, con un bel testo ed uno sviluppo non banale, suggello ad un disco interessante, lucido e coerente, lavoro che riesce nella non facile impresa di non annoiare nonostante una scelta stilistica – folk acustico, aulico e riflessivo – che aprioristicamente potrebbe suggerire un tedioso manierismo, celando invece un album coraggioso a dispetto del garbo con cui si propone. (Manuel Maverna)