recensioni dischi
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ROSSELLA ALIANO  "Blood moon"
   (2017 )

"Blood Moon" è il secondo lavoro in studio per la cantautrice Rossella Aliano, che approda nello space pop cambiando quindi sonorità rispetto al passato. L'intenzione folk di una volta però ogni tanto riappare, senza cozzare, in certi incisi melodici come in "Ali di ferro" dal sapore popolare - anche perché tale brano era già presente all'epoca del precedente gruppo di Rossella, i Liberadante, che esploravano di più la musica etnica, si ascolti ad esempio "Taranta's prayer" che contiene anche strofe in siciliano. Per il resto però, la nuova veste elettronica di Rossella porta la musica ad avvicinarsi a quel particolare ambiente bluvertighiano che la band monzese aveva fatto nascere a fine anni Novanta e che poi si è largamente sviluppato nel terzo millennio in più direzioni, sia alternative che commerciali. Dai testi molto curati emerge una spiritualità e una tendenza alla contemplazione mistica sia della realtà concreta che dei sentimenti, unita però ad una volontà di sollevarsi dalla massa e dal pensiero unico che trova il suo cibo nella recente letteratura sulle verità alternative (leggasi Biglino ad esempio). La canzone d'apertura parla di "Adam", che descrive la teoria secondo la quale l'ominide si è evoluto in uomo da quando degli alieni sono scesi sulla Terra, e non lo ricordiamo più. Nessuno sa bene come siano andate le cose, anche chi detiene il potere conosce solo "mezza verità". La teoria di Biglino può anche essere discutibile - e per certi versi è stata anche smentita - ma ricordando il monolito nero di "2001 - Odissea nello Spazio", e soprattutto i teoremi sulle singolarità gravitazionali, e le scoperte della meccanica quantistica, non possiamo escludere a priori la possibilità di un'influenza cosmica sul nostro pianeta, anche se non per forza ad opera di alieni antropomorfi. Comunque se l'intenzione di Aliano è di continuare su questi argomenti, il genere musicale scelto è davvero appropriato. L'elettronica utilizzata in questo modo descrive bene il senso di meraviglia di chi osserva la natura con sguardo trascendente, come in "Sangue", dove un veloce arpeggio sintetico valorizza la parola "scorre" riferita a una luce che scorre nel sangue. Questo sta a ricordare che siamo noi gli artefici del nostro destino, che abbiamo già tutto il potenziale che ci occorre in noi stessi, concetto ribadito anche in "Nessuna metà"; il pezzo, sostenuto solo da strings e pianoforte, sviscera la natura "che non tollera maschere mai", e abbatte il luogo comune per il quale abbiamo bisogno a tutti i costi di una dolce metà per raggiungere la completezza, quando invece "io sono cosmico, un essere atomico". Anche in "Anelli" il misticismo è forte: "Bugiarda è la memoria che ci fa sembrare soli per costringerci a sentire il cosmo intero", mentre "questo cielo è il mio vestito" è una frase che richiama un certo panismo dannunziano. La spiritualità però non è da vedere in chiave strettamente religiosa, tutt'altro. In "Giuda", un suono synth à la Fred Boosta riscatta metaforicamente la figura del biblico traditore, come una persona che non si vuole omologare. Come gli Scisma, anche Rossella gioca tra italiano ed inglese. C'è spazio anche per la poesia e l'amore nella delicata "Neve", dove la cantautrice siciliana si immagina di planare stando sopra un fiocco di neve verso il suo amato che non ricambia ("nelle tue parole gelide"), utilizzando per la scrittura il campo semantico del freddo. Anche l'amore di coppia comunque viene posto sotto la lente d'ingrandimento della spiritualità: in "Sereni di pioggia" due partner stanchi e logorati dalla quotidianità vengono raccontati con una "forza che implode scomposta", mentre fragilità esistenziali costituiscono il cuore del pop drammatico di "Parole nella notte". Spicca la bravura nella scrittura in "Una statua sulla cattedrale", Rossella ha una capacità di evocare immagini vivide. Un po' politicamente scorretta "Todo va bien", dedica ad un amico che ha rinunciato al suo sogno di vivere con la musica per colpa, a detta di Rossella, della sua donna che voleva un figlio ed una vita "normale". Gli ultimi due brani chiudono l'album e sintetizzano i pensieri di Aliano. In "Blood Moon" Rossella canta: "Ci stanno portando via l'anima dentro di noi", e c'è un suggestivo inciso melodico di pianoforte in layer - cioè sovrapposto - a un suono pad molto brillante. Nel brano "Real" si racconta il risveglio di un amico da 25 giorni di coma, metafora per il risveglio interiore e un auspicio di crescita di consapevolezza degli ascoltatori, che canta "Welcome my dear". Che dire, è vero che c'è uno, o più mastri burattinai come ricordavano anche i Metallica, ed è vero che non tutte le verità vengono a galla. Ed è vero che siamo addormentati dai mezzi di comunicazione di massa che non comunicano più nulla di edificante. Per fortuna la scelta ponderata e meditata delle parole di Rossella Aliano la salva dal precipitare nel più spudorato complottismo - abisso dove è caduto, con le migliori intenzioni beninteso, il povero Povia - e le fa tracciare una prospettiva dell'osservazione della realtà che è più poetica ed affascinata. Del resto siamo qui per parlare di musica; lungi dal giudicare le convinzioni personali, questa scelta stilistica dello space pop melodico ben si presta ad affrontare queste tematiche, rendendole accessibili ad un vasto pubblico. (Gilberto Ongaro)