recensioni dischi
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MANU CHAO  "Sibérie m’etait contée"
   (2005 )

Che Manu Chao fosse artista imprevedibile e fuori registro lo avevamo intuito da un pezzo. A differenza di tanti altri però, non si è mai affogato nei proclami. Semmai ha tradotto sempre quell’insopprimibile esigenza di autonomia che sin dal principio infiamma la sua arte. Manu è così, un fiume in piena di idee e pragmatismo che non ha mai temuto le sfide più folli e temerarie. Come ai tempi della Mano Negra, con la tournée colombiana di marqueziana memoria; oppure, all’apice della popolarità solista, attraverso lunghissimi concerti in posti occupati. Ora arriva questo disco autoprodotto che sancisce la fine di un percorso e di nuovo volta radicalmente pagina. Manu lascia la Virgin, la sua ex donna, la sua amata Barcellona e ricolloca la sua anima inquieta nella Parigi malinconica dei clochard e dei café. 'Sibérie M’Etait Contée' si presenta come allegato gratuito ad un libro di illustrazioni per bambini curate dall’artista polacco Wozniack, 23 canzoni cantate rigorosamente in francese che recuperano la tradizione della chanson dandole una veste post-moderna: con la fisarmonica che si poggia volentieri su quelle basi tecnologicamente povere, il solito amore per le filastrocche e quel mal d’Africa (“Sibérie Fleuve Amour”) che potrebbe rappresentare la sua prossima fermata poetica-musicale. (Mauro Zanda)