recensioni dischi
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U2  "How to dismantle an atomic bomb"
   (2004 )

Per una coincidenza non voluta, l’ascolto del nuovo album degli U2 è stato preceduto dalla visione del megaconcerto 'Live Aid' del 1985, dove la band irlandese si produsse in un mini-set inebriante. Averli rivisti suonare lì “Sunday Bloody Sunday” e “Bad” ci ha ricordato che gli U2 ci hanno sempre fatto bollire il sangue, dalle prime note di 'Boy' fino a “In A Little While” ('All That You Can’t Leave Behind'). Questo nuovo album è “tirato” come i loro primi dischi ma ha anche un groove sotterraneo che rivaleggia con 'Pop' e 'Achtung Baby'. Lo sappiamo, in giro ci sono band che forse suonano meglio, ma nessuna di loro ha un vocalist che sa resuscitare anche gli accordi più scontati. Definito da Adam Clayton un “guitar record” con “rocky tunes”, 'Atomic Bomb' è lasciato di proposito a uno stato primordiale. Avrebbe potuto diventare dance, elettronico o più acustico. La sua carica rock lo avvicina più a 'War' che a 'All That You Can't Leave Behind'. Il brano più originale, “Fast Cars” (melodia arabo-andalusa), finisce chissà perché nell’edizione inglese e giapponese; quello più feroce, “All Because Of You”, mette all’angolo tutte le garage-band con il The nel nome. (Giulio Brusati)