recensioni dischi
   torna all'elenco


IAN FISHER  "Koffer"
   (2017 )

Immaginate una fattoria immersa nella campagna negli Stati Uniti centrali, dove l'agricoltore ad un certo punto impugni una chitarra e inizi a cantare vicende della propria vita, di persone che ha incontrato, amori passati e notti alcoliche, con la dovuta dose di autoironia, esprimendosi con tutta la sincerità possibile ("non vengo pagato abbastanza per mentire"). Questo è ciò che fa Ian Fisher, cantautore americano giramondo, cresciuto nella campagna yankee e attualmente in Europa. L'esperienza nel vecchio continente gli ha permesso di scrivere una canzone in tedesco, ''Koffer'' (valigia), che è la title track di questo album orientato principalmente sul country e sui suoi stilemi, come l'uso della steel guitar in molti brani. Per comprendere a fondo la personalità di Ian Fisher è necessario leggere i suoi testi, e probabilmente anche vederlo dal vivo in uno dei suoi numerosi concerti. Ian si prende in giro da solo in "Thinkin' about it" asserendo di cantare proprio come un cowboy. La leggerezza giocosa con cui si affrontano storie d'amore come in "The way to go" si incontra con la consapevolezza amara nel finale della seppur divertente "Seriously who", dove l'autore si chiede a chi può interessare la propria vita, e si rivolge direttamente all'ascoltatore dicendo che entrambi si fanno le stesse domande anche se chi ascolta, secondo Ian, non lo ammetterebbe. "Candles for Elvis" è un altro brano dove emerge un umorismo un po' più tagliente: si parla della convinzione che il Re del rock'n'roll sia ancora vivo, e che questo interessi al cantante più che delle disgrazie quotidiane che accadono nel mondo. In un live eseguito per una tv tedesca, Fisher presenta la canzone prima di suonarla ed anche lì emerge il suo atteggiamento spiritoso, come si legge tra le righe con le quali egli stesso descrive i propri brani sulla sua pagina Bandcamp. Tornando su "Seriously who", il tema strumentale principale è sostenuto anche da dei fiati, ma in generale tutti gli arrangiamenti hanno in primo piano la chitarra acustica. "Koffer" fa eccezione, dove la chitarra elettrica e un ritmo più incalzante ci portano ad ascoltare di una valigia a Berlino, ispirata a un ricordo di Marlene Dietrich. Nell'album è presente anche la stessa canzone in versione acustica e con una ritmica in 6/8 che appare più coerente al resto, oltre che più emozionale. Curiosa la scelta di inserire tra i brani arrangiati professionalmente, una breve traccia registrata col telefonino in camera, "Settlin' in", suonata con il banjo. Tra le canzoni sugli amori, spicca "Hail Mary", dove Ian racconta di una ragazza del Missouri che egli arriva a santificare e idolatrare giocando sulle parole hail e holy. Anche il parlare di religione in maniera inaspettata è uno dei temi che fa capolino ogni tanto, sia qui che nel brano di chiusura "Nothing", dove Fisher si chiede, prendendo spunto da un passo biblico: se tutto arriva dal nulla, da dove proviene il nulla? In conclusione, siamo di fronte a un artista che, con la leggerezza del genere country, la semplicità strutturale delle canzoni e un sano sense of humour, affronta l'esistenza con filosofia, e con una birra! (Gilberto Ongaro)