recensioni dischi
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I PARADISI  "Dove andrai"
   (2016 )

In fondo, anche gli orientamenti musicali, o meglio gli artisti ed i generi di riferimento, che vengono battuti dalle giovani band, anche questo alla fin fine è un segno dei tempi. Abbiamo avuto anni (per non dire decenni) nei quali, qualunque fosse il tuo genere musicale preferito, se volevi mettere su una band dovevi per forza fare metal. Non c'era perché, non c'era percome, se non facevi così eri "out". Ed è inutile negare come, al giorno d'oggi, la maggior parte dei nuovi artisti nasca, ahimé, come rapper: come se bastasse mettere insieme due rime per divenire automaticamente Snoop Dogg o, nel peggiore dei casi, J-Ax o Fedez. Ma i segni dei tempi di cui si parlava all'inizio, in effetti, sono anche altri. Per fortuna. E' quindi innegabile (e, per chi scrive, una gran bella novità) che ci sia anche chi, di questi tempi, comincia a fare musica battendo strade diverse, apparentemente meno frequentate ma, di certo, di spessore indicibilmente più corposo. Ad esempio, i milanesi Paradisi (nati dalle ceneri de I Paradisi Noir) partono dalla psichedelia anni '60 (ohibò!), passando attraverso il rock anni '70 (ri-ohibò!), e approdando infine ad una personalissima rilettura del blues (triplice ohibò!) e della canzone d'autore tricolore. Uno zibaldone, in definitiva? Tutt'altro. Una proposta compiuta, invece, ed incredibilmente personale. I Paradisi escono da questa loro prova d'esordio di slancio e con grande classe: come se, invece della loro giovane età, fossimo in presenza di consumati strumentisti dall'incredibile esperienza, oltre che dall'indicibile padronanza dei propri strumenti. Il tutto appoggiato su testi tutt'altro che casuali, studiati e congegnati ad hoc non solo per creare un tutt'uno con le ottime musiche ma anche per vivere di vita propria, come se fossimo in presenza di poesie piuttosto che di testi di canzoni. Ascoltatevi la magnifica "Ali di cera" (note trascinanti prese di peso dai migliori sixties e testo pregnante e che fa pensare), o l'ancor più centrata "Lacrime", episodio che meriterebbe airplay importanti ed ascolti prolungati. A dimostrare che sì, i giovanissimi possono anche sognare l'ultimo rapper di turno, ma ce ne sono altri, dal background musicale con tutta probabilità più denso, che prima di mettersi al collo uno strumento ascoltano e digeriscono migliaia e migliaia di note. Bravi, I Paradisi. Proposte come queste fanno ben sperare per il futuro della musica tricolore. (Salvatore La Mazzonia)