recensioni dischi
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THE TWERKS  "Kinky boredom"
   (2016 )

Tanto per cominciare: cosa vi salta in testa, cari ragazzi, di godervi la comodità del divano della cover, lasciando l’unica pulzella dell’ensemble, la “contessa” Silvia, relegata sul freddo pavimento? Dov’è finita la cavalleria, giovanotti? E, soprattutto: com’è possibile piazzare nelle regali mani della suddetta Contessa nientedimeno che un Penthouse d’annata (ritraente, per la cronaca, la mitica Gioia Maria Scola, icona sexy anni ’80 rovinata da un clamoroso errore giudiziario)? Da Sesto San Giovanni con furore, i Twers approdano all’esordio su full lenght (dopo l’EP “Rat Race” del 2014) grazie all’ausilio di Frederic Mazzei, dioscuro dei comaschi Leeches, una delle migliori punk band tricolori in assoluto. Ed è proprio quel mondo, definibile variabilmente come punk rock, powerpop, hard pop o come diavolo volete, che la band sestese interpreta a meraviglia in questi 10 episodi, colmi di rabbia e di gioia di vivere al tempo stesso: “Kinky Boredom” è, molto semplicemente, un piccolo gioiellino, uno scrigno che, ad ogni ascolto, rivela varie e diverse gemme, apparentemente semplici e di poco conto ma, dopo fruizioni ripetute, ben più pregne e di spessore di quanto possa apparire al primo impatto. Così è per la splendida “Gettin’ started”, che cresce a dismisura ad ogni ascolto (e ad ogni innalzamento del volume, particolare che aiuta e non poco), come per “Dry lips”, probabilmente la vetta assoluta dell’album, con il suo pop apparente che ti si insinua sottopelle, e pure per la “britannica” “Age of majority”, che porta a spasso la maggior parte delle attuali band albioniche insegnando, in pratica, cosa suonerebbero i Ramones se nascessero alla fine del 2016. In definitiva, siamo in presenza di un disco rotondo e convincente, ben suonato e soprattutto ben scritto, oltretutto con grande attenzione ai testi, particolare purtroppo inconsueto in questo specifico genere musicale. Sentiremo parlare spesso, in futuro, dei Twerks. E, vedrete, sempre in maniera positiva. (Salvatore La Mazzonia)