CATO "+ love - stress"
(2016 )
Al di là dei gusti musicali di ognuno, come si fa a non voler bene a Cato? Un artista che, armato di chitarra, macina migliaia di chilometri da Occidente a Oriente per raccogliere fondi a favore di associazioni umanitarie e sanitarie. Un personaggio che, da svariati anni, è sul fronte dell’impegno sulla questione immigrazione collaborando, senza risparmiarsi, con la Ruah, cooperativa d’accoglienza attiva da 25 anni in un paese del bergamasco. Ed è proprio dal raggiungimento di questo traguardo che Roberto Picinati, alias Cato, coglie l’occasione per dare alle stampe “+ Love - Stress”, una raccolta che sprizza solarità in ogni nota a cominciare dall’iniziale “African Boys”, dal sapore tipicamente roots-reggae, ed il relativo video dà una chiara visione di come si possa trasmettere un forte messaggio di speranza e di accoglienza verso coloro che sono stati costretti a darsela a gambe da contesti caotici e di guerra. Purtroppo è un tema di perenne attualità, ma Roberto evita con estrema cautela di alimentare pietismo e retorica. Piuttosto, catalizza l’attenzione invitandoci a non farsi abbattere dalle difficoltà del quotidiano perché, in ogni caso, vale la pena onorare sempre e comunque la vita, con annessi e connessi . Lo stesso brio stilistico è presente sia in “La-Up” che in “Everyday fuckin’ robots”, bell’esempio di come si possa mescolare funky e reggae, per dar vita ad un brano (quasi) strumentale di gran pregio. Per questo album Cato è riuscito a coinvolgere una ventina di grandi musicisti, e la qualità si percepisce disseminata nei 10 brani. Che, in verità, sarebbero 11, ma il conclusivo “Steppa infinita” è più che altro una bizzarria, con risate e frasi recitate in un italiano maccheronico, riprendendo il tema musicale di “Bambole” con fisarmonica e flauto in stile peruviano. Il resto della track-list è piacevolmente intriso di rock-pop e folk, e nessuno può imprecare alla noia. Nonostante il fitto ottimismo che anima Roberto, in “Tranquillo” si lascia andare nel comprensibile sfogo di sentirsi imprigionato nella bocca della gente che sparla continuamente sul suo conto. Della serie: come fai, fai male. Ma Cato ha forza e grinta per ignorare le maldicenze, e continuerà a non fare distinzioni tra generi, bianchi o neri, in quanto il suo cuore pulsa e vede a colori. (Max Casali)