recensioni dischi
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UDP (UNITA' DI PRODUZIONE)  "Monolite"
   (2016 )

Il quartetto bergamasco degli UdP (Unità di Produzione, dal titolo di un brano di Ferretti&soci) imbottiglia il proprio messaggio nelle quattro tracce per diciassette minuti di “Monolite”, debutto discretamente promettente che si affida ad una rilettura piuttosto fedele di canoni stilistici facilmente individuabili (wave e post-wave italiana periodo ’80 e ’90). Fra accenti – anche vocali – che richiamano i C.S.I. del periodo “In quiete” (“Frullatore”, avvolta attorno ad un unico giro ben sorretto dalle chitarre, fino all’impennata finale) ed una lontana eco degli Afterhours di “Non è per sempre” (“Gigante”), “Monolite” sorprende soprattutto quando riesce a veicolare idee più personali e meno derivative. Due gli aspetti di maggiore interesse: innanzitutto l’uso – arricchito da una sostanziosa effettistica - delle due chitarre a contrappuntare i brani, talora impreziositi da trame e tessiture non banali, da qualche parte tra i Marlene Kuntz più edulcorati e certe digressioni degli Yo Yo Mundi. Inoltre, l’idea che fa di “Inverno”, traccia conclusiva dell’ep, un possibile punto di partenza per affrancarsi dai debiti espliciti nei confronti di stilemi consolidati: bella la lunga intro strumentale che apre il pezzo, un crescendo di tensione assecondato dal baritono spettrale di Elvis Ghisleni, abile nel condurre la canzone in territori vicini all’Umberto Palazzo solista. Lavorando su una meglio calibrata definizione degli equilibri tra i suoni (talora eccessivamente compressi, come nell’opener “L’età dell’oro”), il progetto potrebbe riservare più di un motivo di curiosità. Da rivalutare ben volentieri sulla lunga distanza. (Manuel Maverna)