recensioni dischi
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MICHELE STODART  "Pieces"
   (2016 )

Sono passati circa dieci anni da quel periodo in cui il nome Stodart figurava in posti di spicco nelle classifiche di vendita, poi i successivi due lavori più interlocutori dei Magic Numbers sono stati intervallati dall’esordio solista della sorella Michele, che torna in questo 2016 con il suo secondo lavoro personale. Michele Stodart confeziona un prodotto che si poggia quasi totalmente su chitarra e voce. “Pieces” resta, per tutta la sua durata, a cavallo di un folk tanto scarno quanto gradevole, che si arricchisce qua e là di sfumature diverse. Molto presenti sono quelle che fanno capo direttamente al cantautorato femminile inglese e americano, ma non sono meno rare piccole divagazioni in terra blues. “Ain’t No Woman” aggiunge una parentesi country à la Dolly Parton a un disco che, seppur essenziale, non finisce mai per essere monocorde. A permeare l’opera c’è un costante mood malinconico, un’avvolgente aura di tristezza, una perenne tensione emotiva che esplode in “Just Anyone Won’t Do” grazie al dialogo fra piano e voce, e nella ballata “When Is It Over?”, due fra i momenti migliori del disco. Ma non sempre il risultato è egualmente efficace: “Something About You”, ad esempio, esaspera la ricerca di un gusto retrò e non funziona come dovrebbe. “Pieces” è il disco di un’artista che cerca di sviluppare uno stile personale, senza restare troppo ancorata a quello dei Magic Numbers: è un tentativo tutto sommato riuscito, nonostante qualche volta inciampi in episodi un pochino più deboli. (Piergiuseppe Lippolis)