recensioni dischi
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VERDERAME  "Roma tossica"
   (2016 )

Che sia Roma la città italiana col più alto tasso di natalità di band indipendenti è ormai cosa nota. Ma oltre alla lunga serie di formazioni capaci di conquistare una buona popolarità, esiste un sostrato formato da band con meno anni di carriera alle spalle e in rampa di lancio. I Verderame appartengono a questa seconda categoria e nel 2016 hanno fatto il loro ritorno, a ben un lustro di distanza dal debutto. Il sound del nuovo “Roma Tossica” segnala una virata lieve ma immediatamente percepibile verso un sonorità più compatte, in perenne sospensione fra l’energia dell’indie rock e la violenza dell’alternative. Le variazioni sul tema sono poche, se non si considerano gli echi brit della titletrack. I muri sonori dei Verderame si sorreggono essenzialmente su chitarre taglienti e una batteria incalzante: sono più frequenti i passaggi in cui il cantato si fa teso delle concessioni catchy durante i ritornelli. A risolvere il problema della ridondanza ci pensano testi curati, che spaziano dalla sensualità esasperata di “Volevo Fotterti” al ricordo dei (mis)fatti del “G8” di Genova e a quelli, più romantici, cantati in “Seattle 96”, dalla malinconia di “La Dolcezza dell’Errore” alle urla di una generazione intera contenute in “Si Cambia”. “Roma Tossica” è un prodotto che segna, probabilmente, l’avvio di una nuova fase artistica per i Verderame. La sensazione è che i romani riescano ad esprimersi meglio con questo linguaggio diretto e aggressivo, ma la necessità di offrire una maggiore varietà fra i brani, date le buonissime potenzialità della band, in futuro si farà più urgente. (Piergiuseppe Lippolis)