recensioni dischi
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GEMMA RAY  "The exodus suite"
   (2016 )

Difficile catalogare un album come "The exodus suite", sesta prova della "Regina del Noir londinese" Gemma Ray (la definizione è nientedimento che del New Musical Express). Forse, la definizione più calzante è definirlo come un disco "in bilico". Innanzitutto in bilico tra psichedelia e pop (pop noir ma pur sempre pop). In secondo luogo, questo è un album perennemente in bilico tra passaggi tendenzialmente mainstream, quasi radiofonici, ed altri sperimentali ed abbastanza tortuosi per le "masse". Ma questa apparente dicotomia si risolve, sorprendemente e magnificamente, in un prodigio di equilibrio: come se le due anime di questo disco (e, più in generale, di tutta la variegata proposta di Gemma Ray) dessero vita, una volta appaiate, al più straordinario dei viaggi musicali possibili. Viaggio oltretutto realizzato in assoluta presa diretta, in barba a suoni apparentemente levigati e spolverati mille e mille volte, quasi fossero stati destrutturati per poi essere nuovamente assemblati a creare questo sorprendente unicum di indicibile bellezza. Niente di tutto questo: come si diceva questi 11 episodi (12 comprendendo la bonus track "Caldera, Caldera!") sono stati registrati così come sono usciti dalle magiche intuizioni di Gemma (voce, chitarra, mellotron e organo) insieme a Andrew Zammit (batteria, percussioni, organo, synth e chitarra), Fredrik Kinbom (basso, lap steel guitar) e Carwyn Ellis (ospite al piano e al Wurlitzer). Registrato nei Candy Bomber Studios di Berlino e prodotto da Ingo Kraus (precedentemente autore dei suoni di Einstürzende Neubauten ed Iggy Pop), "The exodus suite" riesce così nell'insperato obiettivo di rasentare il mainstream (o addirittura raggiungerlo?) producendo musica "colta". In tempi costellati da One Direction e Justin Bieber, Gemma si meriterebbe un monumento solo per questo. (Salvatore La Mazzonia)