recensioni dischi
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NICO MARAJA  "Astrautore"
   (2016 )

Non mettetevi paura se, d’improvviso, vi ritrovate ad estraniarvi dalla realtà per fantasticare verso dimensioni nuove ed inesplorate: state semplicemente ascoltando il secondo disco di Nico Maraja “Astrautore”. Perché è tutta sua intenzione prendervi per mano e per le orecchie (ma non è un castigo!) per farvi vivere un ascolto in 3D coinvolgendo, oltre ai sensi, anche l’immaginazione astrale, quella del Cielo. E’ qui la location in cui il Nostro ha scelto di teletrasportarci attraverso un viaggio inedito, miscelando pop, rock, jazz, con voce narrativa. Forte dell’amore che nutre anche per il teatro, per lui è basilare la ricerca di un concetto nuovo per i Live, dove ci si possa immergere con totale immedesimazione. Progetto ambizioso? Beh, la garanzia ci deriva dal fatto che Nico si già distinto con il riconoscimento in tanti contesti: dal Festival degli Autori di Sanremo al Premio Teatro Canzone, essendo inserito nella compilation “Non esiste solo De Gregori” e ad aprire lo show di Enzo Gragnaniello. Quindi, solo alzando i glutei per recarsi ad un suo concerto, si potrà verificare quanto promesso, per vivere un evento dalla poliedricità indiscussa e portarsi a casa una bella suggestione insolita. Intanto in studio ci riesce benissimo, dando alle stampe “Astrautore”, carrellata di 9 visioni surreali e carezzevoli che, al primo ascolto, vi faranno chiedere dove siete capitati... Ma dal secondo in poi direte: “come ho fatto a non apprezzarlo sùbito?”. Perdonàti, dai! In fondo non è nell’''acchiappo'' immediato la forza della musica di Nico però, almeno, gli devi riconoscere che si estranea totalmente dallo scimmiottare qualcuno. E, se nell’opener “Le stelle quando cadono hanno paura” (e nel reprise di traccia 7) le intonazioni rendono omaggio a Ivan Graziani, non lo fa mica apposta. La voce resta distinguibile anche se, nel mezzo del cammin di nostro ascolto, ci ricorda il sottovalutato ma bravissimo Rosario di Bella dei tempi di “Pittore di me stesso”. Attenzione, però, a pensare che sia tutto un viaggio onirico: qui c’è spazio pure per il cantastorie in “Leopardi (luna blu)” e “Buco in testa”, con rime a go-go e giri di piano che ti si piantano in mente senza scampo. A orecchiabilità non scherza nemmeno “La notte, poi”, senz’altro l’episodio migliore, con atmosfera sospesa per animali notturni. Segnalo, peraltro, “Tu dall’universo”, con frasi al limite del plagio bonario verso Mia Martini, ma si capisce che le scrive per renderle omaggio attraverso il tema del disincanto, per aver atteso qualcuno o qualcosa che si è rivelata poi diversa da come la si fantasticava. Vi faccio un invito: invece di andare al cinema per il solito film in 3D, inforcate gli occhialini sul cervello e sulle orecchie con questo ''Astrautore'': ne vivrete delle belle… (Max Casali)