recensioni dischi
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JAGUANERA  "Head to tail"
   (2016 )

Roma non è più soltanto la Capitale politica d’Italia. Non lo è più perché, da diversi anni, la Città Eterna è anche Capitale musicale, visto il numero impressionante di band nate lì e che ora popolano la scena indie nazionale. È anche il caso dei Jaguanera, quartetto che ha appena pubblicato “Head To Tail”, secondo album in studio, a quattro anni dall’esordio. Le undici tracce del disco rappresentano l’inizio di un nuovo viaggio, il cui bagaglio è costituito dai Jaguanera che furono ma anche da abiti nuovi. I Jaguanera del 2016 sembrano avere l’intenzione di coniugare il loro lato più melodico e le sferzate più elettriche con un sound che potrà sembrare poco italiano, ma che pare molto maturo. Il tutto è farcito da un’elettronica che non diventa mai più di un contorno. “Head To Tail” è aperto dalla lineare e ansiogena “OGLE 2005”, e chiuso da un pezzo (''The Manifestwave'') che rassomiglia un po’ all’opener in termini di costruzione. In mezzo, però, i pezzi sono decisamente più variegati: nella docile “Save Me” l’elettronica occupa un ruolo centrale, in “Electro Cowboy” è la chitarra ad intessere una trama su cui si poggiano il cantato in inglese ed i cori decisamente azzeccati. “A Good Day” è una ballata dal forte impatto emotivo, e forse anche il pezzo migliore del disco: Andrea Bellassai ha un timbro vocale che gli permette di muoversi agilmente fra più stili, ed è esattamente ciò che si verifica nel pezzo succitato, mentre la batteria di Davide Mazzaferri crea pathos e l’elettronica curata da Renzo Manuel Possanzini, sullo sfondo, si rivela fondamentale. Concludendo, in “Head To Tail”, forse, non tutti i pezzi sembrano egualmente ispirati, ma nel complesso il risultato può dirsi più che positivo. (Piergiuseppe Lippolis)