recensioni dischi
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ANUDO  "Zeen"
   (2016 )

In Italia c’è un panorama, quello dell’elettronica, non troppo fertile e che, benché poco battuto, dà risultati eccellenti con Subsonica e Planet Funk. I primi, li conosciamo per gli aspetti più fruibili del genere, mentre i secondi per la maggiore energia e orecchiabilità. Ma, tra non molto, saliranno alla ribalta anche gli Anudo e, se non succederà con “Zeen”, sarà solamente questione di (poco) tempo, in quanto la qualità, prima o poi, ripaga. Intanto, già con due singoli hanno fatto chiacchierare pubblico e addetti ai lavori: ma come hanno fatto? Semplice: con idee innovative che circolano a profusione nei 10 pezzi. Qui la tavola è imbandita con ingredienti gustosi, pesati ed equilibrati con superba dovizia: dal down-tempo al trip-hop di “That’s”, all’uso massivo dell’effetto side-chain di “Deep”, dalle drum-machine tipicamente 80’s di “Lovers” alle componenti di clubbing, cognac ed hangover di “Fools”. Invece, “Nit” (come la già citata “That’s”) sembrano pezzi potenziali per Sade, a causa delle atmosfere sospese e rarefatte, nonché suggestive ed ipnotiche. Ma il trio riesce sempre a sorprenderci? Eccome! Già “Ken” ti spiazza per quel riffone di chitarra dissonante che ti impregna l’aria di rock-techno (un pezzo che canterebbe volentieri Dan Black). Insomma, si respirano ambientazioni di vario tipo: dai ritmi tribali di “Forest” alla tendenza verso le soundtracks nella conclusiva “Dressing”. E perché tanta attenzione sui due singoli? Benchè non propriamente deflagranti, “spaccano” bene. Mentre in “Fools” si avvertono, senza infastidire, richiami dei Planet Funk, diversa è invece “Just”, che apre con una briosa “cinesineria”, ed il falsetto che segue ci ricorda l’inizio di “Radioactive” degli Imagine Dragons. Ma l’ammiccamento (involontario) dura poco, per donare poi al brano assoluta originalità e scelta azzeccata come primo singolo. Morale? E’ la bella favola di Giacomo, Daniele e Federico, tre vite convergenti, all’apparenza distanti tra loro ma con un pallino comune: quello di girare l’Europa suonando l’elettronica, e finora han condiviso palchi importanti con nomi di un certo spessore come Mogwai, Fanfarlo e Gang of Four, e la MarteLabel non se li è lasciati scappare, scritturandoli. Se essere immersi tra le Alpi piemontesi, sede del loro recording-studio, produce cotanta ispirazione, seguiranno altri “Zeen”. Come dire: in montagna il sound ci guadagna! Immaginate quanto estro potrebbero apportare a prestigiose collaborazioni con i grandi citati: che aspettate a chiamarli? (Max Casali)