ARTISTA SCONOSCIUTO "Zero totale"
(2016 )
Introdotto dall’assoluta assenza di note ed informazioni riguardanti sia l’album che il suo autore, “Zero totale”, accreditato ad un fantomatico Artista Sconosciuto, è una autoproduzione volutamente ed ostentatamente velata di mistero, elemento inscindibile dalla valenza concettuale dell’opera in questione. Al confine tra provocazione ed avanguardia, sperimentazione e fosca introversione, l’album arranca esangue, impaludato in sabbie mobili di suoni spettrali e spoglio ermetismo, fra ripetizioni mantriche che richiamano Flavio Giurato (“Murata viva”) ed implosioni da Jacopo Incani (“Essere idioti”), intrecci di opprimente claustrofobia ed oasi di sibillina quiete. Su uno scarno impianto scheletrico, sinistramente incombente pur nella sua essenzialità, si dipana una matassa ingarbugliata, un truce, ossessivo rimbombare di versi incompiuti che lambiscono il nonsense visionario (“Solo cose legali”), teatrino inquieto di brutture e piccole mostruosità, una versione edulcorata del medioevo contemporaneo inscenato dagli OvO sposata al lo-fi low-profile di Calcutta ed al bestiario iperbolico di Manuel Bongiorni, seppure privato di qualsiasi afflato boccaccesco. Schegge di brani più fruibili – la chitarra sporca della sordida “Ti amo e non guardare”, quella addirittura addomesticata di “Tutto tace” - si alternano a soluzioni intricate (“Le campane”), materializzando qua e là Ferretti & co. (specie nella doppia voce della title-track) o il più recente Umberto Palazzo in una miscela tetramente monocorde che genera una sensazione di persistente disagio protratto ben oltre la mezzora scarsa della sua durata. Album inconcluso che vaga, per nulla compiacente, verso lidi indefiniti, non avendo ben chiaro dove andare a parare, nè se lo voglia davvero: per ora, rebus senza soluzione che soluzione non anela ad avere. (Manuel Maverna)