recensioni dischi
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OASIS  "Don't believe the truth"
   (2005 )

Dieci anni dopo, le cose si vedono meglio. Due ragazzi che all’epoca fecero registrare un clamoroso fuori scala alle classifiche del rock britannico con la sola forza della loro passione e adesso diventati sul serio come i loro idoli. 'Don’t Believe the Truth' inizia idealmente da lì, riassumendo musicalmente quanto imparato in tutto questo tempo; dai due capibanda un po’ spacconi ma con il sangue nelle vene degli esordi sino ai fratelli di oggi, più consci dei loro limiti ma anche più grandi, capaci di tenere a freno la lingua e mordere sul collo dell’ispirazione. Qui non valgono moine o trucchi di studio: a suonare è sempre lo stesso nastro - beat and noise, rock e melodia - ma con una marcia in più, con gli Oasis che cercano davvero di raccontare la loro storia di successo, per la prima volta senza la smania di dover piacere a tutti i costi e soprattutto mettendosi in gioco con la tradizione. Poco meno di un’ora, ma abbastanza intensa da riuscire ancora a sorprendere: con il ritmo vizioso di “Mucky Fingers” che saccheggia disinvoltamente i Velvet Underground, con l’incedere Sixties e il romanticismo di “Love Like a Bomb” e “The Importance of Being Idle”, con le chitarre spinose, la percussioni pulsanti, i suoni volutamente grezzi. Noel ha lasciato ancora spazio non solo al fratello, ma pure a Gem Archer e Andy Bell. Per la prima volta, sono diventati una band. Con quei due matti dei Gallagher però, mai dire mai. (Massimiliano Leva)