GECOFISH "Nonostante tutto"
(2016 )
Il trio di Cantù Gecofish ritorna a distanza di quattro anni dall’album d’esordio con un nuovo disco improntato sulle sonorità che li contraddistingue sia in studio che sul palco. Parlo di un rock fumoso e pieno, che sa essere devastante in alcuni momenti e conciliante in altri. Questa abilità del gruppo di alternare le due diverse fasi rende i brani godibili ed intensi. ''Nonostante Tutto'' arriva anche grazie a una campagna di crowdfunding che ha riscosso un successo enorme ed ha permesso al gruppo di finanziare la registrazione e la pubblicazione del disco. Dopo aver condiviso il palco con una band esperta e ormai assunta nell’Olimpo del rock italiano come i Diaframma, i Gecofish sono cresciuti ed hanno fatto proprio un sound capace di rappresentare pienamente le loro idee e di renderli ben riconoscibili rispetto ad altri gruppi italiani che affrontano un genere simile. L’album inizia con una traccia forte, ''Perditi'', il cui ritornello rimane in testa dal primo ascolto e sottolinea una delle tematiche portanti dell’intero disco: non arrendersi mai, porsi degli obiettivi concreti e non perdersi alla lunga distanza. “Non possiamo perderci / non dobbiamo perderci / me lo devi promettere”: questa la straziante richiesta urlata da Vittorio Massa, cantante e bassista, attraverso un effetto vocale simile a quello di ''21st Century Schizoid Man'' dei King Crimson. La chitarra di Simone Sala domina la scena di ''Diamante Grezzo'' – titolo probabilmente memore dell’omonima canzone dei Diaframma, uno degli highlights assoluti di ''In Perfetta Solitudine'', del lontano 1990 – con un ritmo serrato e aperture melodiche improvvise e immediatamente interrotte: scosse forti anche se brevi, dirette ma calcolate. Il rock classico abbraccia momenti quasi noise in ''Meglio di Me'', che alla grandiosa batteria di Valerio Bruni alterna scariche di chitarra prolungate e stranianti, il tutto unito a una performance vocale molto convincente di Massa, forse la migliore dell’intero disco. In mezzo a questo panorama abbastanza duro, il gruppo non rinuncia ai momenti orecchiabili. In ''Aspettami'', mentre il ritornello si ristabilizza su sonorità forti, il verso è costruito su un arpeggio dolce e modulato, in cui anche il cantato non cerca di elevarsi mai troppo al di sopra della chitarra e della batteria. Il brano “si chiude aprendosi” in un lungo assolo di chitarra. ''Per le Parole'', il capitolo più hard del disco, presenta una chitarra estremamente satura e sporca, che non ha un attimo di tregua e accompagna la voce in uno sfogo tremendo, che non può lasciare indifferenti, ed emoziona sin dalla prima nota. La chiusura dell’album, ''Ridere'', è un altro dei momenti più melodici e pregevoli del disco. È un brano che ricorda i Verdena all’altezza di ''40 Secondi di Niente'' – quelli de ''Il Suicidio dei Samurai'', meno sperimentali e più vicini alla classica forma canzone, con ritornelli da urlo – per il testo, la melodia e l’interpretazione vocale. Il brano ci ricorda coscienziosamente che tutto è possibile: “Bisogna cambiare / lavar via l’abitudine / (...) / si trova sempre una soluzione”. I Gecofish sono cambiati pur rimanendo fedeli al loro stile: in questo modo hanno dato vita ad un disco intenso, carico ed emozionale senza correre il rischio di risultare ripetitivi. E le possibilità di crescita sono ancora tante. (Samuele Conficoni)