recensioni dischi
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ELIO E LE STORIE TESE  "Figgatta de blanc"
   (2016 )

Criticare gli Elii, fino a qualche anno fa, avrebbe portato ad insulti e, forse giustamente, all'accusa di non capire molto di musica. Poi però, negli ultimi tempi, anche tra lo zoccolo duro dei fans qualche dubbio, qualche sospetto, è cominciato ad uscire fuori, e la prova sanremese di "Vincere l'odio" ne è stata la prova. Ovvero, non più lo sbalordimento che capitava ai bei tempi (anche con l'autoreferenziale "La canzone mononota", che solo dopo, ci siamo accorti, essere esercizio di stile e poco altro), ma anche il sospetto che ormai, la produzione del Simpatico Complessino sia solo un continuo voler dimostrare la propria bravura musicale, sempre più indirizzata verso il recupero del prog rock anni '70, lasciando da parte qualsiasi velleità di far cose magari meno da esteti, ma più presentabili. Tradotto: qui non c'è più la continua ricerca musicale di un tempo (in "Craccraccriccrec" si passava dalla tecno alla discomusic, per intenderci), ma solo un calderone di funky che, paradossalmente, ricopre tutto dando l'impressione, clamoroso a dirsi, che tutto sia uguale. Facendo perdere le solite infinite citazioni e tutto il resto. Poi, ci sono i testi, che fanno rimpiangere quel delirio di ironia e concretezza dei dischi, diciamo, fino agli anni '90. Per intenderci: "Parla come mangi" pare uscita da uno sketch televisivo, "Il mistero dei bulli" dà l'impressione che una ventina d'anni fa sarebbe potuta diventare un capolavoro, mentre tante altre cose, alla fine, non danno né la voglia di ridere né tantomeno quella, udite udite, di tornare a riascoltare il tutto. Chiaro: difficile bocciare e rispedire al mittente tutto l'ambaradan, ma ormai qui pare solo ed esclusivamente un tentativo di fare delle jam session di funky rock, con tante variazioni verso il prog, lasciando che i testi diventino quasi inutili corollari. E alla fine ci si salva solo con "She wants", ricordando quello che erano gli sgarbatissimi Elii dei bei tempi. Si resta con l'idea che fare canzoni nuove, per il gruppo, sia quasi un inutile obbligo che sottrae ad altre cose. Peccato: se volete ricordare quello che era, ritornate negli anni '90. Qui, ahinoi, astenersi neofiti: rischierebbero di farsi una cattiva idea di chi, invece, è stato gigantesco. (Enrico Faggiano)