TORAKIKI "Avesom"
(2016 )
Alessandro Rizzato, Giacomo Giunchedi e Kevin Parrino sono i Torakiki, band elettronica con insospettabile retroterra math rock: i 3 ragazzi avevano infatti dato vita, quasi 10 anni or sono, ai La Haine (in seguito rinominati La N) che proprio del rock sperimentale facevano la propria bandiera. In fondo, fermo restando che tra elettronica e rock differenze ce ne sono e ce ne saranno (ovviamente) sempre, il pallino della sperimentazione è lo stesso, ora come allora: solo, spostato verso lidi electro, quindi sublimati dai synth, piuttosto che dalle chitarre e dalle batterie. Quando i tre ragazzi si incontrano nuovamente (siamo nel 2012) dopo qualche tempo di non-frequentazione, nascono i Torakiki, nickname rubato ad un’altra passione dei tre, vale a dire i manga degli anni ‘80. Questo primo album della band (“Avesom”, pronuncia erronea della parola inglese Awesome, “meraviglioso”, ma soprattutto nome del… cagnolino di Justin Bennett, autore del missaggio del disco) propone quindi, a un anno e mezzo dall’esordio dell’e.p. “Mondial frigor”, una band matura, con le idee chiare, e con uno stile ben preciso da seguire e da proporre agli ascoltatori: i sette brani che compongono il disco (uscito per la label tedesca Symbiotic Cube) mostrano infatti un universo sfaccettato ma allo stesso tempo compiuto, nel quale solo una metà degli episodi (“##Pap”, “O.a.u.”, “Luxard” e “Tr2”) sono, anche solo in parte, “dotati” di voce umana, nei primi due casi da opportune ospiti femminili (Ilaria Ippolito e Giulia Olivari). E’ forse questo l’unico limite della, comunque ottima, proposta: “abbandonati a loro stessi”, i brani sono in ogni caso piacevoli e quadrati, ma stentano un po’ ad essere memorizzati, a guisa dei celebri episodi di “Music for supermarkets” di Jean Michel Jarre (storico album stampato in una sola copia), volutamente creati come sottofondo e nulla più: ed è un peccato, perché si percepisce immediatamente quanto lavoro e quanta fatica stia dietro ad ogni singola nota e ad ogni singolo brano. Quando invece viene inserita una parte cantata, anche solo in parte, tutto magicamente diviene compiuto, completo e “ricordabile”. Potrebbe essere quindi questa, la strada da percorrere per il futuro della band: che ha già comunque, sin d’ora, un appeal non da poco e, soprattutto, un roseo futuro su cui contare. (Salvatore La Mazzonia)