FUNKIN' DONUTS "In case of emergency break the glass"
(2016 )
In tema di titoli lunghi di album, penso che nessuno (in Italia ma probabilmente anche all’estero) potrà mai raggiungere le vette di Gianni Togni, che nel lontano 1980 diede alle stampe il suo celebre 33 giri “...E in quel momento, entrando in un teatro vuoto, un pomeriggio vestito di bianco, mi tolgo la giacca, accendo le luci, e sul palco, m'invento...” (l’album della celebre “Luna”, per intenderci). Però, senza avvicinarsi a tali mete, bisogna dire che anche i capitolini Funkin’ Donuts non scherzano mica, con il loro “In case of emergency break the glass”, titolo bello lungo per una proposta musicale, viceversa, abbastanza scarna (8 episodi per nemmeno 30 minuti di durata totale) ma parecchio convincente in quanto a qualità. Trattasi di funk, ottimo funk, spesso e volentieri mescolato al rock, come Red Hot Chili Peppers e Rage Against the Machine hanno insegnato al mondo. E loro, i Funkin’ Donuts, appaiono ben contenti di raccogliere tale testimone, aggiungendo ulteriori ingredienti che possono ricordare Stevie Wonder (non a caso nel disco è presente anche la cover di “Superstitious”) come James Brown, più che nume tutelare per i 4 ragazzi romani. Se il loro Ep d’esordio, “Funk Tasty KO”, lo scorso anno li aveva in effetti mostrati un po’ immaturi, stavolta la band ha decisamente fatto centro, sin dalla prima traccia (dal titolo inequivocabile di “Funk Against the Machine”), passando dalla rotonda “Mary Jane” (addirittura in odore di Incubus), per giungere infine all’unico episodio “slow tempo” del disco, l’ottima ballad “Remember my name”, radiofonica e coinvolgente al punto giusto. Esame superato, quindi, per i Funkin’ Donuts, ensemble che, con tutta probabilità, dal vivo potrebbe convincere ancor di più. (Salvatore La Mazzonia)