recensioni dischi
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LE MOSCHE  "Boa viagem capitão"
   (2016 )

"Boa viagem capitão" è l'esordio dei bolognesi Le Mosche, ensemble che vira continuamente, con apparente noncuranza, tra folk, jazz, canzone d'autore e contaminazioni varie, con appigli continui di musica francese, sudamericana e mediterranea, il tutto amalgamato con uno stile proprio che non può non avvincere a fondo. Bolognesi, dicevamo, Le Mosche (omaggio all’opera teatrale di Jean Paul Sartre “Les Muches”), ma solo come punto di partenza del proprio viaggio insieme: le provenienze dei singoli elementi della band (tutti, attenzione, veri polistrumentisti) sono infatti variegate, ancorché tutte "sudiste", partendo dal brindisino leader, Giampiero Lupo, passato attraverso esperienze varie con gli Ipnodisc, i Figli di Hank Chinawski e, soprattutto, con i Sanfasò, ensemble che si proponeva, curiosamente, di diffondere la musica della tradizione salentina nel Friuli, il quale, oltre a prestare la voce a quasi tutti gli episodi del disco, ha scritto interamente testi e musiche. Le tematiche dell'album sono quasi tutte impegnate: si passa dalla figura di Salgueiro Maia (misconosciuto eroe della rivoluzione pacifica dei garofani che ha portato alla destituzione del regime dittatoriale in Portogallo nel 1974, celebrato nella title track) alla storia di una donna algerina in fuga dalle atrocità della guerra di indipendenza dalla Francia (in “L’Aviateur (Nuara)”), per continuare con il complicato viaggio di una persona che ha cambiato sesso e che per questo ha visto i propri sogni infrangersi di fronte all’indifferenza ed al disprezzo della gente (in “Santa Lucia”), per finire con “La Vertigine Azzurra”, canzone dedicata alle migliaia di persone che, quotidianamente, affrontano il mare per scappare da guerra e fame, e che nel mare trovano finalmente pace perdendo, purtroppo, la vita. Storie così impegnate (e, ovviamente, tristi) vengono però affrontate e dipinte da Le Mosche non solo con poesia, ma anche e soprattutto con grande speranza. Quella speranza, palpabile nei 10 episodi del disco, che dovrebbe invece, comprensibilmente, vacillare, per poi svanire definitivamente davanti a simili avversità, e che invece proprio dalle avversità, e nelle avversità, nasce e cresce, quasi in maniera assurda. Ma si chiama, semplicemente, vivere. E Le Mosche lo raccontano con passione, bravura e delicatezza. Divenendo così la rappresentazione della bellezza stessa della vita. Con le sue contraddizioni, ma anche con le sue innegabili rinascite. Come diceva De André, "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori"... (Andrea Rossi)