recensioni dischi
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THE PAPER KITES  "Twelvefour"
   (2016 )

Annuncio per i naviganti: se dalla musica cercate vigore e durezza, se il vostro genere preferito è l'hard rock ed i vostri idoli sono Iron Maiden o Metallica, passate oltre. Gli australiani Paper Kites (o, meglio, il loro deus ex machina Sam Bentley) rifuggono qualsivoglia durezza ed asperità, le loro note sono dolci e carezzevoli: ma non, per questo, slavate, banali o facilotte. E' musica notturna, questa, che accompagna nella maniera migliore le ore che normalmente sarebbero deputate al sonno ma che spesso, anche nelle nostre vite, divengono il territorio preferito per i pensieri ed i sentimenti più profondi. Ci sono una dolcezza ed una delicatezza infinite, in questo "Twelvefour", seconda prova di Sam e compagni dopo l'acclamato esordio di "States" di ormai quasi 3 anni fa: c'è l'ottimo Phil Ek a produrre il tutto, e diverse ambientazioni di band che hanno lavorato in passato con lui (soprattutto Fleet Foxes e Band Of Horses) spuntano così qua e là in questi 10 ottimi episodi, che riconciliano con la vita e con la parte più dolce di essa, 10 piccole storie scritte (è folle da dire ma è proprio così...) tutte tra la mezzanotte e le 4 del mattino. Il picco massimo dell'iceberg sonoro è forse rappresentato da "Bleed confusion", 4 minuti e mezzo che non potrete non amare alla follia: ma anche "A silent cause" e "Turns within me, turns without me" (che sembrano prese di peso da "Wednesday morning, 3 A.M." di Simon & Garfunkel), il singolo "Electric indigo", "Neon crimson", e pure "Too late" (con la sua aria vagamente a-la Paddy McAloon & Prefab Sprout) vi sveleranno un mondo, quello dei Paper Kites, che potrebbe accompagnare la vostra vita per molto, molto tempo, in futuro. Basta lasciarlo entrare dentro di voi. Nel vostro cuore. (Andrea Rossi)