recensioni dischi
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KATE BUSH  "Aerial"
   (2005 )

L’avevamo lasciata alle prese con delle scarpette rosse, troppo strette per una abituata ogni volta a fare passi da gigante nel campo dell’innovazione pop. Dal cantautorato prezioso degli esordi, alla svolta di 'The Dreaming', dall’elettronica di 'Hounds Of Love' ai mondi paralleli di 'Sensual World', la carriera dell’ex-ragazza scoperta da David Gilmour era sempre stata foriera di sorprese. Poi le indecisioni, l’intenzione di creare una famiglia, la fuga, l’esilio. Kate si è fatta attendere quasi tredici anni e 'Aerial' è un lavoro ambizioso, sin dal suo formato doppio, tra acqua e cielo, purezza e ispirazione. Sedici tasselli prevalentemente accompagnati dal pianoforte, su un tappeto elettronico mai gelido, semmai etereo. Sedici canzoni che raccontano di un “King Of Mountain” ora suadente, ora inquietante, i cui passi sono disegnati su una batteria scudisciante, di suo figlio Bertie. Kate sfrutta i silenzi e le pause sulle rime di “Mrs Bartolazzi”, si diverte con “Joanny”, dedicata a Giovanna D’Arco. Altrove Kate si affida a preludi quasi ambient e a “Prologue” soffusi e quando l’atmosfera appare troppo oppressiva (“Sunset”), Kate stupisce cambiando marcia e squarciando le nuvole con limpidi raggi ricchi di energia. Fino all’esplosione di “Somewhere In Between”, l’equilibrio atteso tra classica e elettronica in un brano che qualcuno chiamerebbe jazzambientale ma che alla fine è solo la visione poetica che del mondo ha un ex-ragazza. Che alla fine scappa via ridendo… (Davide Sechi)