recensioni dischi
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MARILLION  "Anoraknophobia"
   (2001 )

“Ve la sentite di pagare in anticipo il nostro prossimo disco? Se accettate dateci subito 16 sterline e quando sarà pronto ve lo invieremo insieme a uno speciale CD-Rom; inoltre vi citeremo nelle note di ringraziamento del disco”. Con questa e-mail inviata ai 30.000 iscritti ai loro fan club, i Marillion nel 2001 inventarono una nuova forma di finanziamento (che ci auguriamo non venga adottata dalle case discografiche. Ci mancherebbe solo quello!), visto che oltre diecimila seguaci della band raccolsero l’appello acquistando il disco in anticipo, permettendo a Steve Hogarth e soci di rivolgersi alla EMI solo per cercare una distribuzione. Così nacque “Anoraknophobia”. Dopo la dipartita del primo cantante Fish nel 1989 per dedicarsi alla carriera solista, i Marillion non hanno avuto vita facile: il progressive non è certo un genere di moda e le vendite non sono certo state confortanti nel corso degli anni ’90. Così i Marillion si sono completamente rinnovati, e non solo autogestendo la produzione di “Anoraknophobia” ma anche sul piano strettamente musicale. La strada percorsa sta infatti abbandonando le tortuosità del progressive, per farsi più lineare e più genericamente pop-rock. Se la casa discografica esagera sostenendo che oggi la musica dei Marillion “ha più cose in comune con quella dei Massive Attack che con quella di qualsiasi gruppo prog-rock anni ‘70”, la band aveva comunque manifestato, durante un precedente tour promozionale, l’intenzione di staccarsi da un cliché ormai vecchio di 15 anni e rinnovarsi sotto il profilo dei suoni e della proposta. Così è stato, e mi piacerebbe chiedere a tutti coloro che in quell'anno pagarono il disco in anticipo, a scatola chiusa, se lo rifarebbero. Perché in effetti “Anoraknophobia” è un album molto diverso dai precedenti. Se inizialmente il gruppo era tacciato di eccessiva similitudine con i Genesis dell’era Gabriel, ha poi decisamente alleggerito le strutture ed è più vicino a gruppi come i Porcupine Tree che non alla leggendarie formazioni dei ’70. Comunque, al di là di eventuali dubbi da parte dei fan più “irriducibili”, “Anoraknophobia” è e rimane un bel disco, fresco, suonato, sanguigno e per nulla “asservito” ai trend o alle leggi del mercato. Fin dall’intro di solo piano, bruscamente interrotta dalla decisa ritmica chitarristica di “Between you and me”, emerge un lavoro tutt’altro che semplicistico, ma reso con grande attenzione ai suoni e agli arrangiamenti, semplicemente “ripulito” dagli orpelli del prog. E la qualità dei brani non manca. Insomma, un buon disco dai Marillion, with a little help from their friends. (Diego Ancordi)