recensioni dischi
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CLAUDIO BAGLIONI  "La vita è adesso"
   (1985 )

Dopo quattro anni dall’ultimo 33 registrato da studio, STRADA FACENDO, e dopo tre dal duplice dal vivo, ALE-OO', riecco Claudio Baglioni con un nuovo disco e un nuovo look, molto anni ottanta. Capelli più corti, giacca ampia con camicia senza colletto in stile Armani. Un Baglioni rinnovato in tutto, specialmente nella vena compositiva. Vena che per molti è completamente esaurita e per altri ha soltanto cambiato gruppo sanguigno. LA VITA E' ADESSO (questo è il titolo dell’album) è un maxi LP con 52 minuti di canzoni, dieci tracce dai testi lunghi e abbastanza confusionari (o ermetici). Un ulteriore passo in avanti rispetto a STRADA FACENDO quando già ci si era accorti che qualcosa era cambiato. Che Baglioni voglia seguire l’esempio di Battisti, che è ancora senza Panella ma già differentissimo nelle sonorità e nei testi strampalati della moglie Velezia? La realizzazione di questo disco è stata fatta nel tempio dei Beatles, ad Abbey Road, con gli arrangiamenti di Celso Valli e gli archi della London Simphony Orchestra (chissà perchè quando si parla di orchestre che hanno nel nome la parola London, a noi italiani fa sempre un effetto di pomposità anche se magari sono in quattro elementi!) diretta da Carl Davis, uno dei musicisti più quotati in UK. Uno sfarzo degno del disco più atteso del 1985. Le soprese, dicevamo, sono parecchie. Gli ammiratori di Baglioni restano sconcertati. Dov’è il loro eroe dei testi semplici, morbidi, poetici e apparentemente facili? In questo disco non esistono refrain, ritornelli (forse un paio). Ogni canzone è tutta una tirata, una storia a sè dall’inizio alla fine. Non storie solite di tutti i giorni, così come ci aveva abituato da 15 anni a questa parte ma sensazioni personali miste a parole che sembrano cascare da tutte le parti senza mai trovare una precisa collocazione, un futurismo alla Marinetti sessantacinque anni dopo. Chi ascolta il disco è lì attento a seguire le evoluzioni della musica che si disarciona completamente dai testi. Per un momento crede di aver acciuffato la linea melodica ma viene letteralmente travolto da un’altra idea che lo fa cadere da cavallo. Vorrebbe avere tempo per pensare e per capire ma non ce n’è e viene di nuovo invischiato da quella voce che conosce benissimo ma che ora gli sembra così insolita, quasi sinistra. Oddio, che Baglioni abbia bisogno di un esorcista? Ecco arrivare suoni estranei alla cultura baglioniana: elettronica, chitarre hard, una batteria (anch’essa elettronica) che sembra svilire il tutto dando quel senso di fatto in casa che fa molto squallido (e che useranno quasi tutti in questi spesso avvilenti anni ottanta). Tutto è il contrario di tutto quello che era stato Claudio Baglioni fino al giorno prima che uscisse il disco. Solo la voce rimane la solita, con quella tonalità tipica da stornellatore moderno. Sembra sempre lì lì per attaccare E TU ed invece ci canta una canzone strana come UN TRENO PER DOVE. Finora Claudio ci aveva abituato ad un modo di cantare tradizionale dal punto di vista tecnico, con la voce che si appoggia alla melodia variando soltanto nei finali mentre ora sembra che sia la musica a rincorrere la voce che fa di tutto per non lasciarsi prendere. Frasi smozzicate, concetti compiuti con l’aiuto delle similitudini. Esempio la canzone AMORI IN CORSO: "amori sbullonati bevono le scale in un sorso, amori sotto vuoto dentro le cabine, cuori mischiati, sere accelerate". Frasi prese come campione. La metrica quasi non esiste. Le parole non significano ma suonano come (sound like), un po’ all’inglese come concetto. Voleva fare un disco dai testi importanti e che al tempo stesso non fosse noioso e che fosse moderno ed energico. Ecco, questo disco non lo puoi capire dopo un solo ascolto e forse neanche dopo cinque. C’è chi fa fatica a capirlo dopo venti anni. E non è certo demerito suo (dell’ascoltatore). LA VITA E' ADESSO è il brano più semplice, la vera title track dell’intero lavoro, che non concede nulla alla commercialità. Dopo la sua apparizione al Festival di Sanremo in qualità di ospite e dopo aver vinto il premio con QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE come canzone più bella di tutti i tempi (questi premi lasciano il tempo che trovano perchè se li si ripete a distanza di due-tre anni i responsi saranno completamente diversi). Sono premi che si affidano alla sensazione del momento o all’autore più in voga. Nulla aveva fatto supporre un cambiamento di marcia così drastico. Gli attestati di una celebrità sempre più ampia e allargata a tutte le fasce di età avrebbe forse fatto pensare ad un disco che in qualche modo ricalcasse canoni già ben collaudati. Invece è la voglia di cambiare che ha il sopravvento. Con un trascorso musicale così importante ci vuole un certo coraggio. Che sembra non gli manchi e i risultati gli danno ragione. Sicuramente perde per la strada alcuni estimatori del vecchio Baglioni ma ne acquista dei nuovi ai quali forse non piaceva quello di prima. In fondo non si possono fare solo le cose che gli altri aspettano che si facciano. (Christian Calabrese)