SUN KING "Terpsichore"
(2015 )
Il buon vecchio hard rock classico non può morire, neanche nell’era delle sperimentazioni che portano ad assottigliare, sempre più, tutte quelle barriere che identificano a chiare lettere un genere musicale. Devono aver pensato questo i Sun King quando hanno registrato “Terpsichore”, ultima fatica dopo quasi dieci anni di attività. Effettivamente, sin dai primi accordi, ascoltando i Sun King tornano alla mente le band che hanno portato alla ribalta il genere tre (o quattro) decenni fa. In questo senso, sono percepibili delle influenze e dei richiami al passato, ma il disco gode di un’identità propria: l’ispirazione dei Sun King è tutt’altro che emulazione di qualche gigante del passato. Le prime note sono già da headbanging, con la chitarra e la batteria martellante dell’intro di “This Feeling”. Ma con lo scorrere del disco non c’è tempo per le pause e già con la successiva “Toucht It” l’indice di gradimento di un appassionato del genere può schizzare alle stelle. Il brano in questione spicca, fra gli undici, anche per la presenza di uno splendido assolo. Il tutto mentre la batteria sembra “dettare i tempi”. E la voce stessa è perfetta per l’hard rock dei Sun King. L’album si mantiene su alti livelli dall’inizio alla fine e la “parte centrale” è la migliore, con tre brani di pregevole fattura: si tratta di “Red Hot Steam Machine”, “I Reject” e “My Target”, ovvero il quarto, il quinto e il sesto di “Terpsichore”. Non è da meno “Easy Rocker”, a dispetto del nome. I Sun King tornano col botto, “Terpsichore” è un album di rock duro incontaminato: ideale per i nostalgici, certo, ma degno dell’attenzione di tutti gli appassionati di grande musica. (Piergiuseppe Lippolis)