recensioni dischi
   torna all'elenco


KEZIA  "The dirty affair"
   (2015 )

Arrivano da Brescia i Kezia, band esordiente nata come prosieguo di un altro progetto, quello dei “Bomba Effervescente”, poi abbandonato. Dieci anni di attività, poi il nuovo inizio. “The Dirty Affair” è, ufficialmente, il loro debutto, ma il piglio di chi con la musica vive a contatto diretto da molto tempo è rinvenibile sin dalle prime battute. I Kezia hanno prodotto un album di otto tracce, in linea con la longevità media dei dischi, al momento. Scelgono l’inglese e dichiarano, con grande onestà e una buona dose di coraggio, di voler scrivere testi impegnati, di voler occuparsi della cosa pubblica, di cantare la libertà e di denunciare una realtà (soprattutto quella politica) che è ben lontana dal fornire exempla e risposte concrete. Difficile identificarli con un unico genere: i Kezia si autodefiniscono “prop”, ovvero una commistione, apparentemente impensabile, fra progressive e pop. La componente meramente musicale è possente, la grande padronanza degli strumenti da parte dei membri della band gioca un ruolo importante nell’economia di un disco che, comunque, presenta anche una grande voce, quella di Pierlorenzo Molinari. Il lato più prog, grazie a intermezzi più pacati ed orecchiabili, non eccede mai fino allo sterile virtuosismo: i due generi si incastonano alla perfezione e non c’è mai l’impressione che il passaggio fra l’uno e l’altro sia anche leggermente forzato. Questo tipo di mescolanza non è certamente la più immediata da realizzare, avrebbe potuto rappresentare un’arma a doppio taglio: non è stato così. “Before I Leave” è la prima traccia e contribuisce a svelare quali saranno i tratti salienti del disco: un continuo pendolo fra accelerazioni e cavalcate strumentali, pause, momenti di maggiore pacatezza ed un gusto particolare per sonorità raffinate. In “Sneakers” e “Barabba Son’s Song” il disco conosce i suoi due pezzi più riusciti, insieme con la succitata traccia d’apertura. Le soluzioni dei Kezia rappresentano una grande novità, è difficile pensare ad altri artisti che abbiano saputo muoversi così bene fra generi all’apparenza inconciliabili: il grande equilibrio che regge tutto l’album, unito a testi di rilievo, fa di “The Dirty Affair” un disco, al di là di ogni dubbio, molto riuscito. (Piergiuseppe Lippolis)