recensioni dischi
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FATA  "Nichilismo artificiale tascabile"
   (2015 )

Un buon esordio, una piacevole conferma e un silenzio lungo quattro anni, poi la ricomparsa con “Nichilismo Artificiale Tascabile”. È questa la summa della carriera dei FATA, formazione modenese che è tornata col suo sound ibrido, fra elementi elettronici, tracce di dance e un’impostazione new wave. Certo, quattro anni, in un mercato discografico sempre più frenetico ed esigente, probabilmente possono sembrar tanti. Ma “Nichilismo Artificiale Tascabile”, a partire dal titolo, è una piccola chicca. I FATA hanno dimostrato una grande sensibilità sul tema dell’uomo moderno e del suo disorientamento, sull’apatia e le difficoltà di instaurare qualsiasi tipo di comunicazione che non sia virtuale a causa dell’auto-imposizione di una brutale schiavitù tecnologica. La risposta a cui i FATA giungono è amarissima, ma anche molto sincera. Il titolo del disco, così, finisce per essere una sintesi ermetica di ciò che la band vuol comunicare. Il disco si difende benissimo anche musicalmente: le succitate caratteristiche si arricchiscono di accenti indie rock come in “La Politique” (a proposito, anch’essa bersagliata), in “L’Arte del Niente” (evidente, qui, è il rimando al titolo del disco) o in “Gotica” (traccia di chiusura, fra le migliori dell’album). La bella voce di Roberto Ferrari canta una condizione delicatissima, ed è interessante il contrasto che emerge fra la serietà delle tematiche affrontate ed un sound che, in alcuni istanti, risulta essere ballabile. L’esperienza di “Nichilismo Artificiale Tascabile” è completa ed efficace e non presenta punti deboli. Quello dei FATA è un ritorno davvero in grande stile: il mix fra diversi generi è tutto fuorché spigoloso, e l’impatto sul live di questo disco sarà, inevitabilmente, di grande rilievo. (Piergiuseppe Lippolis)