LE BASOUR "Pray to stay"
(2015 )
C’è oltre un’ora di musica nell’ultima produzione della band trevigiana Le Basour: “Pray To Stay”, infatti, racchiude ben diciassette pezzi (molto oltre gli standard del periodo) a cavallo fra rock ed elettronica. Il gruppo veneto ha messo in piedi un sound che poggia le basi su un rock alternativo parecchio elegante e raffinato, fatto di improvvise accelerazioni strumentali, fra distorsioni e lunghi assoli, di un’imponente batteria e una gran linea di basso, ma è molto ricco di escursioni elettroniche sempre ben inserite, eccezion fatta per pochissimi casi. Inevitabili, in un disco di così lunga durata, frequenti cambi di atmosfere e ritmo di brano in brano. Si passa, in un attimo, da romantiche ballate a pezzi che viaggiano a velocità molto alte: tutto ciò rende più godibile l’esperienza e riesce a non annoiare l’ascoltatore nemmeno un attimo. Sin dal primo pezzo l’uso del sintetizzatore concede grande spazio alla componente elettronica: se in “The End” (il titolo non inganni, è il brano d’apertura) il risultato non è dei migliori, non si può dire lo stesso per “Lover”, piccola gemma dell’electro rock, con cui Le Basour chiudono il loro lavoro. La scelta dell’inglese è stata intelligente, sulla base di un sound che sembra davvero a stelle e strisce. Nonostante una corposa tracklist, c’è un pezzo che spicca e si impone senza mezzi termini sugli altri: “Can Be This Love” è l’essenza del sound dei Le Basour, è il brano in cui si incontrano più dolcemente i due generi. Non è l’unico acuto: il disco regala momenti molto piacevoli anche quando un genere trova maggiore spazio, basti pensare a “Wild Her” o “I Am Strong”. “Dancing With Tears In My Eyes”, originariamente degli Ultravox, è l’unica cover del lotto, anche questa riprodotta in maniera molto efficace. Nonostante alcune scelte un tantino rischiose e qualche pezzo meno convincente, il giudizio finale è positivo: nel complesso, i Le Basour sono stati in grado di mettere a punto il loro personalissimo genere, con coraggio. La buona riuscita dell’operazione è figlia del grande equilibrio che “Pray To Stay” conserva per tutti i settanta minuti di durata. È una band in crescita che può guardare al futuro con fiducia. (Piergiuseppe Lippolis)