BRONSKI BEAT "The age of consent"
(1984 )
Nell'84 c’è un complesso, o meglio un trio, che in Italia ha addirittura due singoli in classifica e un album al 12° posto e sono i Bronski Beat: il loro disco d’esordio è davvero una miniera di successi a 45 giri cantati con la voce in falsetto del leader Jimmy Sommerville, un rosso (di capelli) omosessuale con tanta energia in corpo. Essendo loro attivisti del movimento gay inglese sono molto politicizzati, ma in Italia quasi non ce ne accorgiamo. O meglio gli adolescenti non ci fanno molto caso (tranne quelli gay, naturalmente). Badano più alla musica ed al suono che alle parole (anche perché sono in inglese). Ogni canzone è uno spaccato sociale dell’Inghilterra anni ottanta, una denuncia contro la società (con argomento privilegiato la tematica gay). Ma c’è anche il pacifismo e l’impegno antinucleare molto sentito in quegli anni quando ancora esistevano i due blocchi est-ovest. Una lunga e dettagliata lista di paesi in cui l’omosessualità è permessa ed altri no (completamente illegale in Romania, Russia e Cina – punibile in certi casi con la morte) e stranamente legale in Polonia dall’età dei quindici anni. Testi semplici ma crudi, delle volte tribunizi ed alte no, conditi con ritmi elettronici che ben si accostano alla voce stridula (e per certi versi monotona) del cantante leader. SMALLTOWN BOY è la canzone che li ha lanciati a settembre in tutta Europa ed è un aperta denuncia al moralismo borghese sulla scottante questione. Un omosessuale di provincia in un'Inghilterra anni ottanta in cui il modello preponderante è l’hooligan da stadio. Niente di così lontano tra loro. Persone che subiscono violenze morali più che fisiche. Le parole sono sintomatiche: l’andarsene di mattina dalla città con tutto quello che si possiede, una valigia nera. Solo sul binario con il vento e la pioggia che ti sferzano la faccia e con tua madre che non capisce il perché di una decisione simile. Non troverai mai l’amore a casa e non troverai mai comprensione nella piccola città che ti ha sempre preso a calci. Hanno colpito così duro da farti piangere ma tu non hai pianto perché non avresti mai pianto per loro ma per la tua anima. Questa è una sommaria traduzione del testo. Il loro outing prende alla sprovvista anche i genitori dei tre che apprendono della condizione dei figli solo grazie alla rivista New Musical Express. Però, per il momento, fanno tanti soldi. Quindi, meglio non scandalizzarsi più di tanto. Jimmy Sommerville (un ragazzo sinceramente molto brutto) si infastidisce dal fatto che persone che prima lo prendevano a calci nel sedere dandogli della checca ora gli dispensano sorrisi. Ma è così. Stai tranquillo, caro Jimmy: quando smetterai di avere successo ritorneranno a prenderti a calci nel culo dandoti della checca. Come ora, ridotto ad essere una guest star nel locale Toretta Style a Roma, che sarà anche trend e simpatico (sarebbe il locale che ha lanciato la moda delle canzoni dei cartoni animati e delle sigle tv in discoteca alla fine dei novanta) ma che è lontano anni luce dalla ribalta degli MTV Awards del periodo. In quegli anni tantissimi gruppi e cantanti scelgono la via dell’ambiguità: in Inghilterra usano invece la parola outrageous che letteralmente significa oltraggioso ma nel parlare comune ha un altro significato. A parte i Culture Club, troviamo gli Smiths di Morissey, i Depeche Mode,i Frankie Goes To Holywood e Marc Almond dei Soft Cell. Poi ci sono quelli mascherati come gli Wham! di George Michael. Bronski è il cognome del protagonista del Tamburo di Latta di Gunther Grass, che usa il tamburo per rompere ogni resistenza attorno a se e smascherare ogni ipocrisia. E’ anche il cognome di uno dei componenti ma questo è una coincidenza. I loro nomi, a parte Sommerville, sono Larry Steinbacheck e Steve Bronski. I due senza Jimmy avevano fondato un duo di synth ma le cose marciavano molto in stile calma piatta, cioè non accadeva niente. Poi incontrano Sommerville e il suo falsetto talmente particolare da donare un’impronta definitiva al gruppo. Va da sé che ne diventa il leader. Cominciano così i primi concerti nei clubs londinesi e poi al Pink Festival che sarebbe un festival di matrice gay. Fino al successo definitivo a livello prima nazionale e poi europeo. WHY? è il secondo singolo a scalare velocemente le classifiche ed è un punto interrogativo sul perché di tanta violenza nel mondo (molto banale e buonista). Nel disco c’è anche una versione molto particolare di AIN’T NECESSARILY SO di George Gershwin. L’uso moderato di strumenti elettronici accoppiati ai fiati e a strumenti un po’atipici per dei complessi pop come il violoncello, rende il 33 giri molto interessante e poco noioso (sentire una voce in falsetto per 45 minuti poteva diventare pesante). (Christian Calabrese)