GIOVANNI TRUPPI "Giovanni Truppi"
(2015 )
Nel corso di questi suoi primi quattro anni di attività, Giovanni Truppi ha saputo costruirsi un’identità molto forte, grazie a uno stile personale, in grado di riflettere la vena cantautorale e l’indole rock dell’autore senza che le due componenti cozzassero fra loro. Nel suo terzo lavoro, intitolato semplicemente “Giovanni Truppi”, l’artista partenopeo recupera l’esperienza passata per correggere quelle imperfezioni che si trascinava dietro. Il suo ultimo disco funziona benissimo proprio in termini di equilibrio, grazie a un lavoro di limatura che permette una coesistenza perfetta fra questi due modi di pensarlo. Si apre con un ritmo esplosivo, con Giovanni che rivela già dalle prime battute anche l’ampio taglio ironico che ha voluto imprimere al suo lavoro. Prima di parlare più o meno seriamente di cosa siano il bene e il male, Truppi rivolge a sé stesso un invito sibillino (“stai andando bene, Giovanni: continua a fare male”). Fra rock e cantautorato, un altro fattore che fa di “Giovanni Truppi” un buonissimo lavoro è l’inserimento di alcuni passaggi jazzati, talmente ben amalgamati col resto da risultare parte di un tutto, al punto che rischiano di sfuggire nell’atmosfera generale del disco. “Lettera a Papa Francesco I” è quasi parlata: il sottofondo rock scivola su ritmi rapidissimi, Truppi corre con le parole ed è necessario ascoltarla più di una volta per capirla a fondo. I temi trattati sono seri, ma con un’impostazione umoristica che, certamente, farebbe sorridere anche il Pontefice. Simile, per costruzione, è “Conversazione con Marco sui destini dell’umanità”, anche se qui la componente musicale è davvero minimale. C’è spazio per due ottime ballate, una nel mezzo (“I Pirati”) e una in chiusura (“Eva”). La prima è caratterizzata da un’atmosfera jazz che conferisce ulteriore varietà alla produzione, la seconda è dominata dal piano. Come specificato in apertura, Giovanni Truppi ha messo tutto sé stesso in un disco che si rivela essere il migliore della carriera: rispetto a due anni fa, l’artista napoletano è cresciuto tantissimo, ma i margini di miglioramento sono ancora ampi. (Piergiuseppe Lippolis)