BETTIE BLUE "Yuma"
(2015 )
Attivi dal 2011, la signorina Bettie (batteria) ed il signor Blue (voce e chitarra) da Torino, lunga gavetta tra palchi minori, vergano con merito il proprio album di esordio, otto tracce che alternano idioma Inglese ed Italiano in venticinque minuti di stordente rock slabbrato, registrato a Londra ed affidato a cure illustri (Shuta Shinoda) e rinomata produzione artistica (Omid Jazi). Lavoro ruspante e diretto che brilla per concisione e ficcante concretezza, “Yuma” condensa schegge di solido rock dall’incedere sghembo giocando su sonorità accostabili – giocoforza – alla ruvida patina garage degli omologhi White Stripes, godendo altresì di una sbilenca stravaganza di fondo e di una semplicità decisamente funzionale alla causa. Senza indulgere in approfondimenti cervellotici né eccedendo in fantasiose elucubrazioni, i Bettie Blue dispensano abrasive scariche di grezza materia elettrica da leggere ed interpretare per quello che sono: assalti sonori – a tratti perfino eleganti nella loro ben simulata scompostezza – confinati ai tre minuti d’ordinanza, dall’apertura sostenuta di “Processo attento” al gracchiare urticante di “Mamba surf”, passando per l’inattesa riflessività di “No doubts” (quasi una trance psichedelica dilatata, trafitta da una interessante evoluzione della parte ritmica) e per il riff nervoso di “Opera tua”, che mirabilmente contrappunta una cadenza quasi stonesiana. Lavoro stringato e scarnificato, privo di fronzoli o sovrastrutture, più che sulla intrinseca qualità dei brani - comunque validi, anche se talora viziati da un senso di incompiutezza - “Yuma” basa il proprio deflagrante impatto sulla potenza dell’approccio in sé, offrendo un set di incisiva immediatezza che sicuramente ben si presterà alla dimensione live: l’assaggio è promettente, attendiamo sviluppi. (Manuel Maverna)