GIUBBONSKY "Vera la prima"
(2015 )
Terzo album per il cantautore e sassofonista milanese (ma originario di Casale Monferrato) Giubbonsky, intitolato “Vera la prima”, in anteprima esclusiva su itunes dal 21 marzo, primo giorno di Primavera. Dal 10 di Aprile l’album sarà disponibile in tutti gli altri store digitali. “Vera la prima” è il seguito del precedente lavoro “Testa di nicchia” (intramezzato dall’episodio “etno/house” del singolo “Marpionne”) sempre su etichetta Vrec: un disco registrato come negli anni settanta, in presa diretta tutto dal vivo con pochissime sovraincisioni, sempre accompagnato dalla Giubbonsky band con al basso Mega (Malakia e Ottoni a Scoppio) e alla batteria Fabio Bado (Contrabbanda). Giubbonsky è un atipico esploratore musicale in costante evoluzione che con la sua musica attraversa diversi generi: dal rock al punk fino al teatro canzone. Il tutto condito con una ironia tipica di Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, artisti fonte continua di ispirazione nella sua carriera. Nel nuovo album proseguono le tematiche di attualità che il cantautore ha sempre affrontato: dal suo amore per Milano (“Piccola grande mela”), alla sensibilizzazione delle morti sulla strada in bicicletta nel brano “Caramella” (in ricordo di due vittime delle due ruote: Graziano Predielis e Fabio Chiesa), fino ad un nuovo atto d’accusa verso il caso Eternit nel brano “Svizzero”, dove il cantautore afferma con forza: «Nonostante la Corte di Cassazione abbia prescritto il reato di disastro ambientale allo svizzero Stephan Schmidheiny, unico superstite dei proprietari dell’Eternit, la gente di Casale Monferrato continua a morire di mesotelioma, causato dalla polvere d’amianto… rabbia, sgomento, follia i sentimenti trasmessi da questa canzone. I morti non vanno in prescrizione!» Continui i riferimenti all’attualità anche in “Fall down Barletta” o “Città blindata”, mentre nel disco sono presenti anche la prima canzone d’amore del cantautore, ed un rifacimento del brano “Il cuore è uno zingaro”, vincitore del Festival di Sanremo nel 1971 cantato da Nicola di Bari con Nada, un omaggio che Giubbonsky ha voluto inserire.