recensioni dischi
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DUST  "On the go"
   (2015 )

A tre anni di distanza dalla pubblicazione dell’EP di debutto, “Kind”, prende vita il primo album dei Dust, “On The Go”. Rispetto all’esordio, prevalgono qui toni più ombrosi e compassati, come se l’epicità degli inizi avesse lasciato spazio a una tensione emotiva implosa. Rare sono le concessioni al wall of sound di ''Kind'': la soluzione ricorrente è quella di melodie scarne ed essenziali, tracciate da chitarre in arpeggio o da un letto di synth, per enfatizzare quei tratti oscuri che nel lavoro precedente rimanevano celati fra le righe. Ne deriva un sound più levigato e crepuscolare, che, oltre alle influenze di The National, Wilco e Paul Weller, già riscontrabili nell’EP precedente, ora si tinge dell’impressionismo dei Talk Talk (“Nell’Aria”), dei toni confidenziali di Ryan Adams (la title track) o di aperture pop velate da una patina di malinconia, à la R.E.M (“Drifted”). Quest'ultimo è uno dei rari momenti in cui le timbriche ombrose e intimiste di “On The Go” sfumano in un alt-pop agrodolce. Se sotto il profilo testuale la tensione di fondo certamente non appare dissolta, essa è quantomeno mitigata da aperture melodiche a presa istantanea, sistemate su un letto elettroacustico e abbracciate da un synth etereo. Il singolo contiene anche ''Talking Like Strangers'', b-side non inserita nel disco, il cui mondo sonoro dialoga con naturalezza con quello di ''Drifted'', bozzetto che tratteggia un rapporto dominato da monotonia e incomunicabilità con un’ ironia enfatizzata da pattern ritmici in punta di piedi e tessiture melodiche che evocano una noncurante leggerezza. I due brani costituiscono uno sguardo fugace sul lato meno introspettivo e più propriamente pop dei Dust, sebbene si tratti di un’attenuazione apparente rispetto all’ambiguità profonda che non cessa di pervadere il sound del gruppo.