recensioni dischi
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P.C.P. (PIANO CHE PIOVE)   "In viaggio con Alice"
   (2015 )

Il Milanese è la culla dei nostri nuovi artefici di emozioni, creatori di nuvole leggere sulle quali sdraiarsi e lasciarsi trasportare dal vento. Questa è la primissima visione che si è creata nella mia testa nell'ascoltare "In Viaggio con Alice", album d'esordio dei "P.C.P (Piano Che Piove)", band composta da, sento di poterlo dire, gente comune, gente come noi, band composta da me, te, da voi che leggete! Basta fare un piccolo giro in internet e cercare informazioni sul gruppo, basta addentrarci nel loro mondo “facebook” o navigare sul loro sito per scoprire attraverso commenti, storie e fotografie di trovarci di fronte all'amico della porta accanto, a leggere di vita quotidiana, di alti e bassi, di fatiche sostenute e di umorismo tra amici. Tutto questo abbracciato dalla magia del prodotto, colorato dalle note di questo magnifico album. I P.C.P., ovvero Sabrina Botti (voce), Mauro Lauro e Ruggero Marazzi (chitarre acustiche e classiche), Massimiliano Ghirardelli (contrabbasso), con la straordinaria partecipazione di Giuseppe Mele alla batteria, sono gli artefici di quello che definirei “un perfetto viaggio rubato al sole”. Questa mia espressione è data dal dolce cullare che la voce di Sabrina porta, dalla vibrazione delle corde di chitarra, magistralmente governate dai nostri moschettieri, Mauro e Ruggero, dalla ritmica mai invadente che la batteria riesce a donare a ogni pezzo, da un contrabbasso che scalda il cuore e che ci accompagna a bordo di un veicolo immaginario dal quale osservare, attraverso il finestrino, il mondo esterno colorato da un tramonto spettacolare. Chi di noi non si è perso, almeno una volta, nelle emozioni di un viaggio, ammirando il panorama correre veloce insieme a noi?... già... come il treno che ci porta "In Viaggio con Alice". O ancora, chi di noi non si è sentito sereno nel tornare a casa, dopo un'estenuante giornata lavorativa e, nell'entrare sulla soglia, respirare l'armonia di un momento, godere del proprio giaciglio, sorridere all'idea di cosa o per chi avremmo cucinato, sentire il cuore riscaldarsi di fronte ad un buon film mentre ci nascondiamo infreddoliti sotto una coperta... questo e tanto altro ancora raccontano i P.C.P. Storie di quotidianità, storie di tutti. Mille visioni, mille situazioni nella testa da poter associare al loro sound, al loro "orchestrare" il nostro vissuto, ma un solo termine può dare l'espressione massima a questo album: semplicità. "Metà marzo", brano apripista, è l'anticipazione a questo viaggio, è la prima stesura a quello che sarà il quadro della vita, quadro che viene colorato poi dall'eccelsa title-track, che rappresenta l'essenza stessa dell'intero LP. "...Noi giocavamo lì, cullati dal grande cemento... tracce di nostalgia, di cose passate per sempre...", questi sono solo alcuni dei colpi di pennello sulla tela di questi artisti, un tuffo nell'emozione più vera, un tuffo nella casa e nel cuore di tutti. La differenza sostanziale che incontro nel recensire l'album dei P.C.P. rispetto ad altri lavori che ho affrontato, è l'assenza di una qualche minima denuncia nei confronti della nostra società (così cruda e spietata) ma, al contrario, la band vive ogni giorno con meravigliosa passione, arricchendolo di gioia, allegria, amore, malinconia, spregiudicatezza, onestà... onestà... Sono una piacevolissima scoperta per me, io abituato a tutt'altri suoni, ambienti, vibrazioni... ma ciò che ci accomuna è la vibrazione del cuore, e i P.C.P. sapranno come cullarvi ed emozionarvi. Piano Che Piove è uno scherzo, un gioco di parole... ma è anche una realtà. (Giuseppe a.k.a Dj Seep)