L'INVASIONE DEGLI OMINI VERDI "16 anni dopo"
(2015 )
Il punk è sempre stato un universo tremendamente complesso e controverso. Gli artisti più importanti, sulla scena italiana e su quella mondiale, hanno sempre rivelato un fortissimo attaccamento a quel mondo, mantenendosi fedeli a una linea che, almeno in termini di successo commerciale, quasi per natura certamente non regala soddisfazioni enormi. Ma c’è chi, anche in Italia, non ha mai smesso di cantare e suonare la ribellione, c’è chi, insieme a pochissimi altri baluardi, riesce a tener vivo un genere poco praticato nella penisola: L’Invasione degli Omini Verdi. A un anno e mezzo dal loro ultimo (e parecchio riuscito) lavoro, la band torna con una proposta particolare. Dopo oltre tre lustri di attività, la direzione intrapresa è stata quella di un Best Of (primo in carriera) che raccogliesse, ovviamente, le migliori produzioni. Si chiama “16 Anni Dopo”, appunto. Due CD, pezzi di storia del punk riarrangiati, qualche inedito e un’interessantissima cover. La cosa più bella e romantica da sottolineare è che, passati gli anni, non c’è quel tentativo di addolcire il sound ed essere più vicini alle logiche del mercato che ha accomunato molte band originariamente punk (a livello internazionale, gli esempi sarebbero innumerevoli). È sempre saldo l’equilibrio fra punk rock e pop punk, con sporadici accenni di hardcore melodico che la critica ha sempre apprezzato nella band. Buona anche la scelta dei pezzi: dai vecchi classici come “Non c’è più tempo” e “Stella” ai più recenti “Nato Morto” e “L’Italia che muore”. Tutti riscritti sulla base di scelte maturate nel corso negli anni o, spesso, anche sulla base dell’ispirazione nel momento della re-incisione. Il secondo CD è introdotto da “Vogliono Tutto” e “Mai” (gli unici inediti) e include le versioni acustiche di “Nato Morto” e “Ancora Qui”, oltre che una bella cover di “Police On My Back” dei Clash. Acquistare “16 Anni Dopo” è una sorta di obbligo morale per i fan, ma è consigliabile soprattutto a chi volesse approfondire la propria conoscenza del punk italiano. (Piergiuseppe Lippolis)