TEARS OF SIRENS "The abyss"
(2015 )
Le sirene odierne non seducono con echi fascinosi e fuorvianti, ma spendono lacrime di dolore o preannunciano catastrofi: spandono suoni eterei figli della purezza, per poi condurre nella quiete prima della tempesta, in un’epifania dell’inatteso e fin in fondo al baratro, così come in un cammino di rinascita. È quello che raccontano senza bisogno di parole i Tears of Sirens, duo composto da Fabio Properzi (già voce degli Ameba 4 e autore Sugar, attivo nei Kinky Atoms e nei Kubriq, oltre che come solista) e dalla talentuosa thereminista Giulia Riboli nel loro primo EP, intitolato ''The Abyss'', già in vendita su Bandcamp, presentato in anteprima su Rockerilla, e finalmente uscito venerdì 23 gennaio 2015. Le tracce della vocalità umana, presente con i cori avvolgenti e nostalgici di Properzi nel primo brano, ''Nonsense'', e con la voce in loop di Giulia Riboli nel singolo ''Nebula'', presentato in anteprima sul sito di Rockerilla, scompaiono completamente nei successivi quattro brani, in cui è il theremin a narrare stati di calma apparente e l’ineluttabilità di un cambiamento, lo sconvolgimento e la catarsi. Questo strumento, fonte di inesauribile suggestione e liberato tenacemente in questo progetto da qualunque patina tradizionale, dà così voce alla speranza, si fa lamento, canto dolente e malinconico, che cattura e ammalia l’ascoltatore. Il theremin è qui perno di sonorità cinematiche e dolcissime, evanescenti e cangianti, in un connubio sperimentale ed evocativo di elettronica, pianoforte, basso e cajon che combina e oltrepassa etichette di genere quali trip hop, ambient e dream-pop, e in una ricerca che non è mai fine a sé stessa, ma associa tecnica e anima per sonorità pensose, sognanti e struggenti, sospese tra l’abisso e nuovi mondi possibili, anche “oltre l’infinito”, per citare il brano di chiusura dell’EP, ''Beyond the Infinity''. Quello dei Tears of Sirens è un progetto strumentale originale ed elegante, che con il suo portato di sonorità siderali e delicate saprà incantare l’ascoltatore e accompagnarlo nella riflessione. Com’è noto, il theremin è dotato di un fascino quasi “misterioso” e “magico”, dato che si suona senza mai toccarlo: con i movimenti delle mani nell’etere, avvicinandosi o allontanandosi dalle due antenne dello strumento, il thereminista ne controlla intonazione e volume.