recensioni dischi
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OUGHT  "More than any other day"
   (2014 )

La band post punk canadese degli Ought arriva in Italia per tre date per presentare ''More Than Any Other Day'', risultato di una settimana di registrazioni presso il celebre Hotel2Tango di Montreal con l’ingegnere del suono Radwan Moumneh (Suuns, Matana Roberts, Jerusalem In My Heart). Un disco che per certi versi ci porta indietro nel tempo, quello dei canadesi Ought, rivelando ancora una volta le relazioni pericolose della Constellation con l’universo post-punk. Venuti alla luce nel 2011 in quella fervida fucina di talenti che è Montreal, i nostri hanno adottato sin dagli esordi le più rigide consegne del do-it-yourself, affrontando anche la vita in una sorta di comune, che al tempo stesso fosse residenza e luogo dove dar seguito ai propri impulsi stilistici. Casa e studio, un unico tetto. I quattro elementi del gruppo auto-producono un Ep, suonano una serie di apartment show, prima di essere assorbiti dal circuito locale dei loft, proprio in quella Printemps d'Erable esplosa in Quebec nel 2012 e culminata nello sciopero generale degli studenti. I mesi di grande mobilitazione contro l’austerità neo-liberale galvanizzano oltre misura il gruppo, che forgerà il proprio stile attorno ad un’estetica agit-prop, che è tutt’uno con la grande rivoluzione sociale che sta prendendo forma. Il chitarrista/cantante Tim Beeler, precedentemente più legato all’universo folk e a quello della poesia scritta, prende linfa vitale da questi nuovi accadimenti e sceglie la via dell’elettricità per forgiare una nuova forma di protesta solidale. Il suono del gruppo è fortemente imparentato con alcune delle migliori formazioni del giro Dischord, a partire dai capostipiti Fugazi e passando per i più amletici Lungfish. Poi tutta la forza del più angolare post-punk, non solo americano, ma anche britannico. Una collisione di intenti dunque, una nuova rivisitazione della canzone politica. Che ovviamente guarda anche a chi usava le parole come strumento di propaganda: dagli Scritti Politti ai Gang Of Four. Poi l’ombra necessaria di uno dei gruppi che maggiormente ha avvicinato l’arte alla musicalità più epidermica: i Talking Heads. Gli Ought sono una formazione umile e giovane, ferocemente dedita alle organizzazioni di base, un gruppo che non intende separare in nessuna maniera l’arte dalla politica, eccitata nel trovare uno sbocco logico alla propria musica in un album completo.