recensioni dischi
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BASTIAN  "Among my giants"
   (2014 )

"Tra i miei giganti": beh, si può affermare che il chitarrista Sebastiano Conti è riuscito nel suo intento... "Among My Giants", album di debutto del suo progetto solista che porta il nome di Bastian, infatti, vanta tra gli "special guest" musicisti del calibro di Vinny Appice (batterista per Dio e Black Sabbath) e voci d'eccezione come quella di Mark Boals e di Michael Vescera. Fondamentalmente, è un disco che guarda al passato. Le influenze dei capostipiti dell'heavy metal '70/'80 sono chiare; sono riscontrabili, inoltre, echi "Zeppeliniani", impossibile infatti non notare la somiglianza, in alcuni punti di "Lights And Shadows", con la celeberrima "Stairway To Heaven", ma anche "Panteriani", soprattutto per la tecnica adottata da Bastian in alcuni brani, riconducibile allo stile di Dimebag Darrell. Già dall'opener (''Odissey'') si denota il fatto che l'intero album sarà focalizzato ad esaltare le doti tecniche di Bastian, ma che, di certo, non sarà uno di quegli album dalla pretesa di far gridare al miracolo. Un ipotetico grafico della qualità dell'opera, infatti, descriverebbe una linea per lo più orizzontale con pochi, e poco rilevanti, picchi, ma anche poche, e poco rilevanti, cadute. Punti di forza del lavoro sono sicuramente la grande qualità tecnica, sia di Bastian che dei suoi ospiti, e l'omogeneità delle canzoni, tolta qualche eclatante caduta di stile, come nel caso di "Justify Blues", brano bruttarello, banale e soprattutto fuori luogo; o nel caso di "The Beach", brano che non avrebbe sfigurato nella discografia degli Offspring o nella colonna sonora di un film comico americano. A negare all'ascolto una discesa nel banale sono soprattutto alcuni singoli brani che ne fanno da forza trainante, come la stupenda "Tambourine Song", un brano eclettico che fa dei suoi cambi ritmici la sua forza: il tutto, ovviamente, condito da grande qualità tecnica, soprattutto per "l'allucinante" regitro vocale di Mark Boals. La "ballatona", che in ogni album heavy metal che si rispetti non deve mancare, è "Secret And Desire", bella, pulita, senza esagerazioni e con un bell'assolo; menzione anche per "Lights And Shadows", brano molto cadenzato e molto particolare ma che a tratti, come già detto, strizza l'occhio a "Stairway To Heaven". La chiusura dell'album è affidata ad un brano che, già dal titolo (''An Angel Named Jason Becker''), ti anticipa che nell'ascolto troverai qualità, e in questo caso Bastian non delude regalandoci uno dei brani più belli dell'album dedicato ad un grande musicista (Jason Becker) che forse, in questo stesso momento, sta ascoltando questa canzone, magari con un accenno di sorriso sul viso... (Luigi Bruno)