recensioni dischi
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JACOPO RATINI  "Disturbi di personalità"
   (2014 )

Di Jacopo Ratini possiamo affermare essere un artista a 360°. Cantautore, scrittore, poeta, mecenate... aspettiamo solamente il suo debutto come astronauta, dopodiché potremo coronarlo ad eroe nazionale... Curioso che ancora oggi graviti nel limbo dell’underground pop, se ne esiste uno, perché il suo è un curriculum di tutto rispetto: nato nei lisergici anni ’80, Jacopo ha vinto negli anni svariati concorsi musicali (Tour Music Fest e SanremoLab in testa), ha partecipato nel 2010 a Sanremo Giovani e ha pubblicato il suo primo album “Ho fatto i soldi facili” con la Universal. Accanto alla musica ha sempre portato avanti la sua passione per la scrittura: nel 2012 è uscito il suo primo libro “Se rinasco voglio essere Yoko Ono”, un mix di poesie e racconti, pubblicato per la casa editrice edizioni Haiku, ma non si è fermato qui. E’ l’ideatore del Salotto Bukowski, un luogo d’incontro narrativo, dove al reading delle opere di scrittori famosi si alternano intermezzi musicali e di recitazione, e ancora nel 2013 ha creato il contest gratuito per scrittori Il Club dei Narrautori. Ed ecco la pubblicazione del suo secondo disco, ''Disturbi di personalità'', prodotto dall’etichetta Atmosferica Dischi. Una premessa per introdurre questo eclettico personaggio era necessaria, ma non siamo qui per scrivere la sua biografia. Ho ascoltato attentamente il suo ultimo album e ne ho tratto delle considerazioni personali, ovviamente, che si traggono dai suoi lavori. La prima caratteristica che balza all’orecchio dell’album, prodotto dal cantautore stesso con il supporto di Alberto Lombardi, è la diffusa atmosfera di allucinata allegria, perfettamente in tono con il titolo scelto, che tradisce la personale attitudine di Jacopo a determinate questioni (non a caso è laureato in psicologia). Le undici tracce che compongono la sua ultima fatica possono essere pienamente inserite nel pop d’autore, anche se a volte si ha l’impressione che di pop non si tratti. Jacopo unisce la sua evidente passione per l’elettronica ad influenze che affondano le radici nel cantautorato italiano, strizzando l’occhiolino ad artisti come Battiato, fino ad arrivare agli Zero Assoluto. La traccia d’apertura, “Sei distante”, mostra la grande attenzione di Jacopo per gli arrangiamenti che lui stesso ha curato, con l’aiuto stavolta non di Lombardi, ma dell’arrangiatore dei Modà. È una canzone solare, che apre la strada alla seconda traccia, “Maledetto il tempo”, punta di diamante dell’intero album, tanto che ne è diventato singolo di lancio. Il ritmo è incalzante, e c’è qualcosa che ricorda il Max Gazzè degli esordi, ma anche Simone Cristicchi; il testo è un invito a vivere ogni attimo della propria vita con la consapevolezza che non tornerà indietro. Segue “Come mai come”, una soffice ballata elettronica di gusto decisamente sentimentale, che stacca un po’ dai due brani precedenti, mostrando l’altra faccia di Jacopo, quella meno dissacratoria e più fragile. Un brano decisamente orecchiabile. La canzone successiva è quella che in terra d’Albione viene chiamata “title track”, ovvero la traccia che dà il nome all’album: “Disturbi di personalità“. L’atmosfera che ne viene fuori è di spensierata follia, il testo è curioso e ricorda qualcosa di Samuele Bersani nei suoi sviluppi cervellotici: “ho un marcato appiattimento emozionale”, canta Jacopo, sciorinando di tanto in tanto le nozioni apprese tra i banchi universitari. Il brano che segue è “Ogni mio passo”, un brano assolutamente intimistico, che in un certo senso è l’autocelebrazione che l’artista ha voluto dedicarsi (senza traccia di narcisismo, è chiaro). Parla della sua realizzazione come artista ma soprattutto come uomo, raggiunta attraversando un percorso arduo “da solo”, passo dopo passo. “Ogni tuoi ventotto giorni” stacca decisamente dal contesto, concedendosi un attimo di frivolezza senza velleità. Capire di cosa parla è facile, soprattutto quando, rivolgendosi ad un’immaginaria (?) interlocutrice, dice “tu diventi Mr Hyde”, riferendosi al ciclico sconvolgimento ormonale che sopraggiunge per l’appunto ogni ventotto giorni. Segue in scaletta ''Buonanotte a te'', che si distingue soprattutto per una linea di basso coinvolgente, che di tanto in tanto prende il sopravvento su un testo che parla dell’incertezza per il futuro, tema ricorrente (e come biasimarlo!). “Arrivederci a mai più″ è una sconsolata ballata d’amore perduto (tanto per citare il maestro De André), e “Come ti pare” ne è quasi il contraltare, con le sue frecciate verso una partner dispotica finalmente scomparsa dai suoi orizzonti di vita. “Perditempo” è la seconda traccia arrangiata senza Lombardi, ma con Alessandro Canini. È una simpatica presa per il culo (passatemi il termine) per i figli di papà che decidono di diventare bohemien. Chiude l’album la canzone “Mi sono innamorato del tuo nome, purtroppo”, canzone leggermente fuori dal coro (in senso positivo), di ambientazione vagamente Dub. Nel complesso si tratta di una piccola opera d’arte, di un artista che non ha paura di mettersi a nudo, e una menzione particolare va alle grafiche di Marino D’Amore, che arricchiscono il booklet con disegni molto originali, che fanno del disco “Disturbi di personalità“ un album da avere a tutti i costi. (Gianluca Zanella - Musicaitalianaemergente.it)